Tra foto e trek, tra foglie e nuvole.
Comune esemplare di pirla dei boschi.
Mi sia concesso il gioco di parole, ma questo sito per me non è né un sito né un blog, nel senso più "nobile" del termine (se nobili possono essere i termini sito e blog...).
Questo è un luogo di condivisione di due mie grandi passioni: il trekking e la fotografia.
La sezione blog è strutturata come un diario, nel quale ad ogni post corrisponde una pagina dove fisso ricordi, sensazioni ed emozioni vissute durante il corso di una escursione. Mi rendo conto che i miei post non siano straordinariamente avvincenti e, spesso, molto simili a loro stessi; ma in questo luogo della memoria scrivo più a me stesso che ai pochi lettori, spesso amici, che si imbattono in questo diario-blog.
Molto ricorrente è anche la location delle mie scarpinate: il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi.
Le ragioni sono molteplici. La prima è la vicinanza: poco più di un'ora d'auto e sono con gli scarponi ai piedi.
La seconda è la caratteristica morfologica e paesaggistica di questo parco, che sviluppa quasi tutto fra gli 800 e i 1600 sul livello del mare, una quota ideale per la crescita della flora che preferisco; qui incontro foreste di faggi, di abeti, di castagni e di tante altre piante che creano uno scenario altamente suggestivo.
Questo parco è un mantello verde, steso fra le mie due regioni del cuore: Romagna e Toscana.
E' un luogo dove costruisco ricordi, ma è anche un luogo dove pesco ricordi d'infanzia e d'adolescenza, quando con i familiari prima e con gli amici poi, andavo a camminare sugli stessi sentieri che ripercorro oggi. Questo parco è un luogo ricco di elementi abbinabili all'escursione pura e semplice.
Nelle foreste del Casentino si può andare non solo per ammirare il ricco patrimonio floreale, ma anche quello faunistico o per ripercorrere le orme di un passato lontano o recente, segnato dalle genti che hanno vissuto in questi boschi: i coloni, gli uomini di fede, i nobili, i protagonisti della seconda Guerra mondiale.
A volte vado nel Casentino a "caccia" di animali, armato solo della mia innocua macchina fotografica.
Altre volte vado a visitare luoghi, chiese, monasteri o siti che sono stati teatro di fatti della seconda guerra mondiale.
Camminando nel casentino, anche quando sono solo, non mi sembra mai di esser tale. Ho l'impressione di camminare vicino ai fantasmi degli uomini che, con la loro passione, mi hanno donato questo rifugio meraviglioso: i contadini e gli allevatori che ne hanno sfruttato le risorse con rispetto o i monaci camaldolesi che sono stati i veri guardiani della foresta per quasi cinque secoli, fino agli odierni curatori del parco che, con il medesimo rispetto e la medesima passione, contribuiscono a mantenere vivo e rigoglioso questo luogo di incontro tra moderno e antico, tra uomo e natura, tra foglie e nuvole.
Questo è un luogo di condivisione di due mie grandi passioni: il trekking e la fotografia.
La sezione blog è strutturata come un diario, nel quale ad ogni post corrisponde una pagina dove fisso ricordi, sensazioni ed emozioni vissute durante il corso di una escursione. Mi rendo conto che i miei post non siano straordinariamente avvincenti e, spesso, molto simili a loro stessi; ma in questo luogo della memoria scrivo più a me stesso che ai pochi lettori, spesso amici, che si imbattono in questo diario-blog.
Molto ricorrente è anche la location delle mie scarpinate: il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi.
Le ragioni sono molteplici. La prima è la vicinanza: poco più di un'ora d'auto e sono con gli scarponi ai piedi.
La seconda è la caratteristica morfologica e paesaggistica di questo parco, che sviluppa quasi tutto fra gli 800 e i 1600 sul livello del mare, una quota ideale per la crescita della flora che preferisco; qui incontro foreste di faggi, di abeti, di castagni e di tante altre piante che creano uno scenario altamente suggestivo.
Questo parco è un mantello verde, steso fra le mie due regioni del cuore: Romagna e Toscana.
E' un luogo dove costruisco ricordi, ma è anche un luogo dove pesco ricordi d'infanzia e d'adolescenza, quando con i familiari prima e con gli amici poi, andavo a camminare sugli stessi sentieri che ripercorro oggi. Questo parco è un luogo ricco di elementi abbinabili all'escursione pura e semplice.
Nelle foreste del Casentino si può andare non solo per ammirare il ricco patrimonio floreale, ma anche quello faunistico o per ripercorrere le orme di un passato lontano o recente, segnato dalle genti che hanno vissuto in questi boschi: i coloni, gli uomini di fede, i nobili, i protagonisti della seconda Guerra mondiale.
A volte vado nel Casentino a "caccia" di animali, armato solo della mia innocua macchina fotografica.
Altre volte vado a visitare luoghi, chiese, monasteri o siti che sono stati teatro di fatti della seconda guerra mondiale.
Camminando nel casentino, anche quando sono solo, non mi sembra mai di esser tale. Ho l'impressione di camminare vicino ai fantasmi degli uomini che, con la loro passione, mi hanno donato questo rifugio meraviglioso: i contadini e gli allevatori che ne hanno sfruttato le risorse con rispetto o i monaci camaldolesi che sono stati i veri guardiani della foresta per quasi cinque secoli, fino agli odierni curatori del parco che, con il medesimo rispetto e la medesima passione, contribuiscono a mantenere vivo e rigoglioso questo luogo di incontro tra moderno e antico, tra uomo e natura, tra foglie e nuvole.