Eremo di Camaldoli. Oggi finalmente posso sfogarmi con un trek che ho adocchiato da tempo. E' un percorso che sulla carta non si presenta troppo impegnativo, ma piuttosto lungo. La cosa che mi attrae maggiormente è il fatto che parte dall'eremo di Camaldoli per girargli tutto intorno, questo si traduce in una lunga cavalcata solitaria immersa nella foresta. Ombra e pace sono assicurate e sono tutto ciò che cerco. Parto presto da Rimini e alle 8 del mattino parcheggio davanti all'eremo. Questo luogo di pace e ritiro, a quest'ora del mattino, sembra di sentirlo respirare, per quanto è rumoroso il silenzio della foresta che lo abbraccia. Inizio il cammino e mi accorgo di una cosa a cui non avevo fatto mai caso prima: in estate la foresta è meno profumata che in altri momenti dell'anno. In autunno i sensi sono maggiormente catturati dall'odore intenso del sottobosco. In poco tempo arrivo al rifugio Cotozzo e da qui salgo verso il Cotozzino, una novità per me. La salita è leggera e la foresta si apre mano a mano che mi avvicino al poggio; questi faggi alti e dritti, seminati con metodo, sembrano soldati schierati in rassegna. L'inconfondibile outline del Sacro Graal.... L'arrivo sul Poggio Tre Confini è la mia cima Coppi odierna, a quasi 1400 slm. Qui trovo dei cippi di confine, alcuni con i contrassegni degli antichi ducati. Non conosco abbastanza bene la storia di questo luogo e non ho trovato nulla neppure nel web, ma un cippo cattura la mia fantasia: sembra una lapide, anche se non reca nomi o date. In effetti non ha senso ritenere che qualcuno sia stato sepolto quassù, in mezzo al bosco e a margine del sentiero, ma un soggetto cattura la mia attenzione e scatena la mia fantasia. Sulla pietra, corrosa dal tempo, si vede chiaramente la sagoma di un calice. Probabilmente è il simbolo di una casata e delimita il territorio di un antico possedimento, ma trovo più affascinante pensare che possa essere la tomba di un camaldolese: in effetti il simbolo dell'ordine è un calice al quale si abbeverano due colombe. Qui mancano le colombe, allora inizio a fantasticare: la tomba deve essere antecedente il primo disegno del logo dei camaldolesi. Antichissima! Trovo una farneticante spiegazione alternativa. Un calice. Un calice semplice e basta. E' ovvio: è il Sacro Graal. E' la tomba di un templare. Ho "evidentemente" trovato la tomba di un templare. Mi sembro Roberto Giacobbo (ciucco). Perché cacchio sia stato sepolto un templare quassù è un dettaglio di secondaria importanza. Non mi arrendo al fascino della mia "scoperta". In posa da birro. Alle spalle la Riserva proibita. Mi lascio alle spalle il poggio e scendo verso Prato Penna; da qui è tutta discesa fino all'imbocco della Lama, che lascio alle mie spalle per un fuori sentiero che mi porterà fino a Giogo Seccheta, dove incontrerò diverse persone dirette a Poggio Scali o forse anche alla Calla. Mi sa che la prossima volta faccio quel trek. Lungo il fuori sentiero mi imbatto in una coppia con una maltesina identica alla Isa e poi mi accorgo, con sorpresa, di ritrovarmi a lambire il confine della Riserva Naturale Integrale di Sasso Frattino. Sarebbe bello potere entrare nella riserva; certamente è abitata da una fauna ricca e numerosa. So' bene che è luogo proibito e quindi mi limito a scattare un paio di foto. Da Giogo Seccheta è una tranquilla camminata fino a Pian del Varco, ottimo posto per un pic-nic, e poi una poco fascinosa strada provinciale mi riporta alla base. Unica emozione l'attraversamento di un piccolissimo cerbiatto, troppo veloce e inatteso per riuscire a immortalarlo con la mia fida D90. Sono le 13,30 e l'eremo non è più un luogo di pace sereno e tranquillo, ma un ritrovo per camminatori, ciclisti, rumorosi motociclisti e turisti vari. Salgo in auto e torno a casa sorridendo: loro non sanno che lassù c'è la tomba di un templare. Mmmuah-ah-ah-ah.....
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Massimo
Massimo è sposato con Roberta ed è padre di 2 figli. Lavora tutti i giorni al computer e nel tempo libero scappa in montagna, il suo spazio libero fra foglie e nuvole. Archives
Agosto 2020
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