Oggi è una giornata insolita, per due diversi motivi. Dopo la bellissima escursione di sabato scorso pensavo di avere messo i bastoncini al chiodo per quest'inverno, invece le previsioni mi regalano un'altra finestra di bel tempo e non posso fare a meno di accettare questo inatteso regalo del meteo. Ottenuto il permesso del Maresciallo, lancio nel web la mia proposta di trekking che viene accolta dal solo Matteo. Ci diamo appuntamento alle 7 del mattino al casello di Rimini Nord e, puntualissimi, partiamo per la nostra escursione. Questo è il secondo aspetto che rende la giornata insolita: due sconosciuti incontratisi sul web che accettano di condividere un'intera giornata camminando per ore spalla a spalla, con il solo comune denominatore della passione per la montagna. Così come è accaduto per i nuovi amici conosciuti sabato scorso, anche questo incontro è una bellissima sorpresa: io e Matteo ci "prendiamo" subito ed entriamo presto in sintonia. La conversazione è gradevole e troviamo diversi punti di contatto. Ovviamente a farla da padrone è l'amore per la montagna, ma ci sono anche tante altre cose che scopriamo vicendevolmente e che allietano il percorso. Ho proposto a Matteo un trek che è una novità anche per il sottoscritto e lui accetta di buon grado. Io ho in tasca una piantina rubata agli amici di ID3King e lui il suo "bombardino", ovvero il GPS Dakota della Garmin, davvero un bell'attrezzo. Lasciamo l'auto a Lago di Corniolo e alle 8,30 del mattino incominciamo a camminare. E' un tranquillissimo sabato mattina e nella piccola frazione di poche case sembra che tutti stiano ancora dormendo, l'unica anima viva che si vede un giro è un gatto che riposa tranquillo nel centro della strada. Gli passiamo accanto con l'auto e non solo non si sposta, ma ci guarda con sufficienza, quasi disturbato dal fatto che stiamo violando la sua proprietà. Strani animali i gatti. L'aria è piacevolmente fredda, ma il cielo è sgombro da nuvole e ai primi raggi di sole, percorsi i primi metri in salita, incominciamo a sentire caldo. E' davvero una giornata perfetta per fare trekking. La neve che abbiamo trovato su questi monti una settimana fa ora è solo un ricordo; solo le cime del Falco e del Falterona sono leggermente imbiancate, ma per il resto il bel tempo degli ultimi giorni ha sciolto le prime nevi invernali. Sono felice perché, se pur avendo scelto un percorso a quota abbastanza bassa, c'è un punto che mi preoccupa un po'. Si tratta delle cosiddette Ripe Toscane. Ho cercato informazioni su internet ed ho appreso che in questo punto si lascia il bosco per camminare allo scoperto su un viottolo scavato nella roccia, rinforzato in alcuni punti per favorire il passaggio e scongiurare pericolose frane. In caso di neve o ghiaccio il tratto sarebbe pericolosissimo, ma l'assenza di entrambe ci regala, oltre alla possibilità di transitare in sicurezza, un meraviglioso panorama sulla valle sottostante. Matteo è particolarmente colpito da questo punto panoramico e sono contagiato dal suo entusiasmo. La via prosegue fra saliscendi nel bosco, con largi tratti aperti che si affacciano sul profilo incombente degli oltre 1600 metri del massiccio del Falterona. Camminiamo lungo la sinistra idrografica del Bidente delle Celle e ovunque incrociamo cascatelle che alimentano il fiume portando la neve disciolta da monte a valle. Anche questo trek, come quello di una settimana fa, è un percorso nella storia oltre che nella natura. Ogni tanto incontriamo tangibili testimonianze della presenza dell'uomo in queste valli. Oltre a diversi ruderi abbandonati ci imbattiamo in due piccoli borghi deliziosi. Il primo non lo avevo mai sentito nominare, si tratta de La Fossa, un piccolo agglomerato urbano a quota 851, integralmente ristrutturato. E' una bella sorpresa: sembra un presepe medievale, mancano solo i pastori e i suonatori di cornamusa. Proseguiamo il nostro cammino e dopo poco raggiungiamo il borgo Pian del Grado, divenuto noto per essere stato sede di un contingente partigiano durante gli anni della seconda guerra mondiale. Pian del Grado è facilmente raggiungibile in auto percorrendo la forestale che si stacca dalla Strada Statale che porta da Santa Sofia al passo della Calla, all'altezza dell'agriturismo Il Poderone. Arrivarci dal bosco però è tutta un'altra cosa. Si apre improvvisamente alla nostra vista, un minuscolo borgo alle pendici del massiccio del Falterona. Sostiamo brevemente sul poggio che ne precede l'arrivo dal sentiero e rimaniamo a guardare il panorama, in estatico silenzio. Solo questa vista vale il prezzo del biglietto. Dopo avere chiacchierato senza soluzione di continuità per quasi quattro ore nel bosco e un'ora e mezza d'auto, improvvisamente ci ammutoliamo. La cosa non è concordata, ma sembra immediatamente ovvio lasciare spazio al silenzio per ammirare tanta pace e tanta bellezza. Dopo alcuni secondi do una pacca sulla spalla a Matteo, che risponde con un sorriso compiaciuto, e riprendiamo la strada verso il borgo. Lo stato di conservazione è eccellente, ma oggi non c'è nessuno e camminiamo in mezzo alle case come in un villaggio fantasma. Nella bacheca del borgo trovo una bella ode agli alberi, indiscussi guardiani della foresta. Io sono l'albero. Quando tu sei venuto al mondo la tua culla era di legno. Nella tua vita hai camminato con gli zoccoli di legno. Ti sei seduto tante volte alla mensa e la tavola era di legno. Hai imparato a leggere e a scrivere sui banchi di legno della scuola. Hai pregato qualche volta sulle panche di legno della Chiesa. Quando morirai la tua bara sarà di legno. Perciò rispettami, perché io sono l'albero. Il tempo di scattare qualche foto e riprendiamo il cammino imboccando la facile strada forestale che ci porterà al Poderone. Per tutto il sentiero abbiamo incontrato numerosissime tracce di daini e cervi, probabilmente anche di cinghiali, senza vedere un solo animale. Appena lasciato Pian del Grado distinguiamo nel fango inequivocabili tracce di lupo. Forse è questa la ragione per cui non abbiamo visto ungulati? Giunti al Poderone incrociamo alcuni escursionisti che, dopo un lauto pasto dalla Lorenza, raggiungono in tranquilla passeggiata digestiva Pian del Grado. Da qui imbocchiamo il sentiero che ci porta fino ai ruderi del cosiddetto Castellaccio di Corniolino, antica torre di avvistamento medievale. Da qui è una picchiata che in circa mezz'ora ci riconduce al punto di partenza. E' stata una lunga galoppata di sei ore, trascorse quasi tutte a camminare a passo sostenuto, con piccole pause per scattare qualche foto. E' stata un'altra bella occasione per entrare in contatto con la montagna e suggerne lo spirito. Un'altra occasione per confrontarsi con il creato e guardarsi dentro, scoprendosi piccoli e grandi allo stesso tempo.
3 Commenti
quotealte
9/12/2013 03:50:05 pm
ecco lo sapevo che mi tradivi......mi dispiace per Te ma questo percorso dovrai rifarlo di nuovo!! ;-)
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Massimo
10/12/2013 12:18:02 am
Non vedo l'ora. A presto.
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Sandro
13/12/2013 04:05:42 pm
Nooo lo sapevo che mi sarei perso una bellissima escursione!!
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Massimo
Massimo è sposato con Roberta ed è padre di 2 figli. Lavora tutti i giorni al computer e nel tempo libero scappa in montagna, il suo spazio libero fra foglie e nuvole. Archives
Agosto 2020
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