Nulla mi restituisce pace come una camminata fra i monti, impegnato a confrontarmi con me stesso. Oggi ho bisogno di camminare solo, di sentire il mio respiro, di ascoltare il mio corpo, di sfidarmi e di udire l’assordante voce del silenzio. Parto alla volta del Passo dei Mandrioli e lascio l’auto qualche curva prima di giungere al passo, subito dopo il Villaggio Ravenna Montana, all’imbocco di quel sentiero 201 che ho percorso un anno fa. Anche in quella circostanza ero solo ed ho tentato un lungo anello, riuscendo solo in parte nella mia impresa a causa dei crampi. Oggi non sono meglio allenato, ma sto imparando a conoscere i miei limiti ed a gestire le mie risorse. Approfitto della solitudine per andare al mio ritmo, libero dalle pressioni e dalle esigenze del gruppo. È il 2 agosto ma la giornata non si presenta particolarmente calda. Il cielo è prevalentemente sereno ma a tratti attraversato dal nuvole cupi provenienti dal versante di Bagno di Romagna, nubi che coprono le cime lontane facendole apparire come isole al contrario. Dal Poggiaccio la vista è sempre bella. Finalmente abbandono la strada forestale ed entro nel bosco sul sentiero che picchia verso Pietrapazza. Sto camminando sui miei passi, su quella traccia che ho disegnato un anno orsono; quest’anno però decido di variare e non lascio il sentiero per puntare verso il crinale roccioso di Maestà del Raggio. Scendo fino alla chiesa e inizio la salita che porta a Siepe dell’Orso, cosciente del fatto che sarà una lunga scarpinata fino al Passo della Crocina, ambita meta odierna. Ho un piano: dividere il percorso a tappe, sostando per mangiare poco cibo nutriente e bere molto per mantenere idratati i muscoli. Inoltre la conoscenza del percorso mi consente di stabilire in più punti se proseguire o abbandonare il percorso programmato, un po’ come è accaduto lo scorso anno. Faccio la mia prima sosta a Siepe e sto bene, troppo bene per mollare. Mi concedo una deviazione e punto verso Podere Romiceto dove spesso è possibile ammirare i daini. Il mio tentativo è premiato con la vista di un branco di una dozzina di esemplari che bruca placidamente accanto a una mandria di imponenti vacche romagnole. Inizio la salita che porta a Passo della Bertesca. Vedo la meravigliosa foresta solo a tratti, quando il sentiero spiana brevemente prima di riprendere inesorabilmente ripido. Quando la strada sale, procedo a testa bassa senza accorgermi molto di ciò che mi circonda. Giungo al punto panoramico di metà salita e mi concedo un breve pausa per bere e scattare una foto alla sottostante Foresta della Lama. Lungo la salita incontro gli unici escursionisti di giornata, una coppia che scende in senso contrario. Quando arrivo al Passo sono stanco ma non pago, quindi dopo la solita sosta ristoratrice riprendo verso la Crocina. Ho percorso tante volte questo tratto, ma sempre in discesa. Mi aspetto chissà cosa, invece arrivo ai quasi 1400 metri del Passo con sorprendente rapidità, tanto che punto al Passo dei Lupatti senza sostare. Ora mi trovo sullo 00 ed il sentiero si fa molto più facile e pianeggiante, correndo in mezzo a file di faggi alti e ritti illuminati dal sole filtrante. Sul sentiero trovo numerose fatte fresche e mi guardo intorno nella speranza di vedere animali, ma nemmeno oggi faccio incontri interessanti. Devo accontentarmi dei daini visti al Podere. Arrivato al Passo dei Lupatti (più lontano di quanto pensassi) mi sento appagato. È un punto di non ritorno, ormai non posso più ricorrere a scorciatoie o riduzioni. Penso a come spesso paragono i miei percorsi alla vita e a come spesso apprendo qualcosa nel mio cammino. Oggi però penso che la lezione non sia applicabile: nella vita non sai mai cosa cela la prossima cima, non hai una carta che ti dice esattamente dove sei e dove puoi andare, non puoi dire “arrivo fino a lì e poi decido cosa fare”. La vita è molto più spietata. Puoi solo salire e sperare che la salita finisca, senza sapere per certo che quella successiva non sia più ardua di quella appena conclusa. Non puoi guardare la cartina e dire a te stesso: “se me la vedo brutta cambio strada”. Più spesso devi bere interamente il calice amaro, con un frustrante senso di impotenza e mancanza di controllo.
Ai Lupatti si accende la spia della riserva ed anche il minimo strappo mi sembra una salita insormontabile. Ma sono rincuorato dal fatto che ormai sono arrivato, infatti in breve incontro il crocevia che mi riporta con una ripida discesa sulla forestale percorsa questa mattina. Mi sembra di avere compiuto una grande impresa avendo percorso 19km in 6 ore e mezzo, affrontando un dislivello complessivo di 1122 metri, ma mi accorgo che se paragono questo sentiero a quello della vita, non ho fatto davvero nulla.
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Massimo
Massimo è sposato con Roberta ed è padre di 2 figli. Lavora tutti i giorni al computer e nel tempo libero scappa in montagna, il suo spazio libero fra foglie e nuvole. Archives
Agosto 2020
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