Birro romagnolo con Aspromonte sullo sfondo. In questa torrida estate ci siamo finalmente decisi a venire in Calabria. Questo lungo lembo d'Italia proteso verso la Sicilia, che s'incunea tra due mari, sembra il luogo meno adatto per un appassionato di montagne, ma non lesina sorprese. La Calabria è una lunga schiena d'asino con il ventre a mollo tra lo Ionio e il Tirreno; la schiena è composta da due catene montuose, la Sila e l'Aspromonte, più famose per la buia stagione dei sequestri che per le bellezze naturalistiche e paesaggistiche. Ho messo il muso veramente poche volte fuori dalle mie amate montagne, ma ogni volta che l'ho fatto il confronto è stato in attivo. Il Parco delle Foreste Casentinesi è veramente un salottino, ben gestito, ben segnalato e ricco di documentazione. Anche il Parco nazionale dell'Aspromonte non regge il confronto. Però va oltre le aspettative dei nostri parenti calabresi, che ritenevano fosse organizzato solo sulla carta. Non è così: a Locri trovo un piccolo centro visitatori, una carta dei sentieri e sulle montagne incontriamo parecchi segnavia. Giacomo s'atteggia.... La sorpresa positiva non va oltre però: la carta è un po' rudimentale e la segnaletica sul sentiero assente. Non posso dire di avere girato tutto l'Aspromonte però: il mio giudizio si limita alla zona esplorata da me e Giacomo. Il mio compagno di giornata è proprio Giacomo, che sono riuscito a strappare per mezza giornata al fascino dei motori, visto che sino ad ora ha trascorso la metà delle vacanze nell'officina dei cugini. Scegliamo il trekking più vicino a noi e in mezz'ora siamo già sul posto. Una gran bella comodità rispetto alle quasi due ore d'auto che devo farmi ogni volta partendo da Rimini. Zomaro ha il fascino di una località alpina, anche se siamo a pochi minuti dal mare. E' il fascino contraditorio della Calabria. Il percorso è molto facile, forse troppo, ma ci concede la possibilità di chiacchierare lungamente in libertà, come capita di rado: fotografia, film, libri, religione e, immancabilmente, videogiochi che, nel caso di Giacomo, è la stessa cosa che parlare di religione.... E' veramente un trek father and son, anzi, patre e figghiu. Dopo alcuni chilometri la pista si fa confusa e, onde evitare di ritrovarci sul terreno di compare Turiddu ed essere salutati a luparate, torniamo verso il campo base; abbiamo percorso poca strada e chiedo a Giacomo se ha voglia di prendere un altro sentiero. Alla sua risposta affermativa imbocchiamo un largo sterrato pianeggiante, perfetto per i nordic walkers, tutto immerso in una pineta lussureggiante. A parte una mandria di 22 mucche (!) non incontriamo nessuno e percorriamo agevolmente altri 8km. E' proprio ora di fare basta, abbiamo camminato per 15km e ci meritiamo una sosta al chiosco di leccornie calabre. Solitamente i miei trek non prevedono grandi libagioni, soprattutto in solitaria, e il mio menù e quasi sempre lo stesso: barrette ai cereali e banane, per il potassio. Oggi sterzo di brutto: panino con capicollo! Un migliaio di calorie a boccone. Scopro però che il peperoncino è più tonificante delle barrette. Sarei già pronto per ripartire!
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Massimo
Massimo è sposato con Roberta ed è padre di 2 figli. Lavora tutti i giorni al computer e nel tempo libero scappa in montagna, il suo spazio libero fra foglie e nuvole. Archives
Agosto 2020
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