I miei compagni di trek Oggi si rallenta il passo, ma non mi dispiace affatto perché siamo riusciti a coinvolgere dei carissimi amici e soprattutto siamo tutti insieme e c’è pure la Vally: è davvero difficile stanarla. Con noi c’è la famiglia Amodey al completo, con tanto di cagnolino. All’inizio del viaggio ci accompagnano anche Emilio ed Ilaria, immancabilmente a bordo della loro motoretta. Emilio è preda di dubbi ed indecisioni, e anche se ha già preso altri impegni non riesce a dire semplicemente “mi piacerebbe, ma non posso venire” e quindi ci segue per un po’ e poi torna a casa. Ho scelto La Verna perché per me è sempre stato un luogo ricco di fascino e da bambino guardavo con occhi incantati questi luoghi ed ascoltavo con stupore i leggendari miracoli con Francesco protagonista. Più tardi scoprirò che i ragazzi sono cambiati e non riescono ad apprezzare tutto questo come invece facevo io alla loro età. Diamo colpa alla PlayStation, capro espiatorio di tutti i mali sociali. Queste considerazioni mi fanno sentire più vecchio di quel che sono, ma pare impossibile non evidenziare le diversità generazionali; i benefici della tecnologia riscuotono un prezzo molto caro: non esistono più la sorpresa, lo stupore, il fascino e, soprattutto, la magia. Perché dovrebbero spalancare la bocca davanti al presunto miracolo di Sasso Spicco quando possono avere tutto il mondo in pochi pollici touch screen? Parlo e mi sembro mio nonno. Il Santuario visto dalla partenza Il punto di partenza è la piccola località La Beccia, subito ai piedi del monte, antica porta di accesso al complesso monastico; da qui passavano a piedi, proprio come noi oggi, i viandanti e i devoti pellegrini che cercavano Dio fra questi boschi e fra le mura dell’antico convento. La salita è facile e presto lasciamo l’acciottolato che porta alla cappella del miracolo degli uccelli, per entrare nel bosco; il primo tratto è proprio sotto al grosso sperone roccioso su cui sorge il santuario, che da qui sembra ancora più maestoso. Poi veniamo avvolti dalla foresta, dai suoi alberi e dal suo silenzio e dopo pochi metri inizi a capire perché gli uomini di fede in epoca medievale cercavano luoghi di eremitaggio come questo; qui il ritmo è più lento, la natura ruba la scena e il Creato diviene protagonista. Ci si sente subito più piccoli e in questa dimensione di rinnovata umiltà, ci si avvicina inevitabilmente di più a Dio. Federico è stanco e mi chiede quanto manca; lo conforta sapere che manca mezz'ora. Facciamo una lunga sosta per foto, pipì, riposo e refrigerio. Quando riprendiamo Federico mi chiede di nuovo quanto manca e si stupisce quando gli ripeto mezz'ora. "Me l'hai detto anche prima..." Federico vorrebbe che fosse il santuario a venire da noi e non il contrario! Anche i ragazzi si stancano e sbuffano, quindi salutano con gioia l'acciottolato che conduce al Santuario. Quando penso che tutto sia dovuto ad un improvviso impeto mistico, scopro le terrene ragioni della loro gioia: le mamme hanno promesso che appena arrivati al Santuario mangeremo. Ma non voglio fare l’asceta, anche il mio stomaco borbotta. Consumiamo il nostro pasto acquistato in un altro tempio sacro, “Il Ghiandaio” di Pieve S. Stefano, e visitiamo La Verna. Lo sguardo disincantato dei miei compagni di viaggio non smorza l’entusiasmo di ritrovare ancora questo luogo sospeso fra la roccia e il cielo. Guardo nel bosco e mi sembra di vedere Francesco che mi sorride sornione e dice: “Ho scelto un bel posto, vero?”
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Massimo
Massimo è sposato con Roberta ed è padre di 2 figli. Lavora tutti i giorni al computer e nel tempo libero scappa in montagna, il suo spazio libero fra foglie e nuvole. Archives
Agosto 2020
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