Finalmente vacanza, finalmente Abruzzo. Oggi l'entusiasmo è alle stelle: sono riuscito ad incastrare Giacomo per una escursione "father and son" e siamo venuti in Abruzzo a caccia di orsi. Siamo cacciatori innocui e le nostre armi sono solo macchina reflex, binocolo e tanto entusiasmo. Ci affidiamo all'ottima organizzazione delle esperte guide del gruppo "Ecotour" di Pescasseroli e, contrariamente alle mie abitudini, paghiamo una quota per aggregarci al gruppo. Nonostante la delusione finale, soldi spesi bene. Le guide di Ecotour ci portano a bordo dei loro mezzi fuoristrada sino al limitare della salita che conduce al noto rifugio Iorio, un must del Parco Nazionale abruzzese. Devo dire che la compagnia è molto gradevole ed il gruppo è accomunato da una grande passione per la montagna, il rispetto della natura e, ultimo ma non ultimo, trovo anche parecchi amanti della fotografia dotati di macchine di ottimo livello. Ci sono persone che vengono da tutt'Italia: Treviso, Bologna, Genova, Napoli, Livorno, Foggia e altro. D'altronde se vuoi vedere l'orso marsicano in libertà nel suo habitat non puoi scegliere, devi per forza venire qui, nel cuore di questo bellissimo parco, perla verde al centro della penisola. Il trekking è molto breve e facile: dopo un primo tratto in salita in mezzo alla immancabile faggeta, usciamo dal bosco in una piccola radura e, alzando gli occhi, vediamo in lontananza la sentinella del Parco, il rifugio Iorio. Proseguiamo su un sentiero in minore pendenza e notiamo un cambio del panorama: siamo oltre i 1600 metri slm e le piante iniziano a scarseggiare. Lungo un costone roccioso Enrico, il nostro anfitrione, ferma il gruppo disponendolo in fila indiana lungo il sentiero per mostrare il panorama e per proseguire il discorso già avviato ad inizio escursione: dove siamo, analisi della vegetazione e del tessuto geologico, comportamento e abitudini dell'orso marsicano. Sono un poco distante dall'oratore e scambio due chiacchiere con un'altra guida; a metà conversazione questa mi ferma e mi dice di puntare l'obiettivo verso un punto della montagna. Non so come ma è riuscita a vedere un cinghiale al pascolo. Occhi allenati. Giunti al rifugio ci viene concesso un po' di tempo per rilassarci, per scattare delle foto ed approfittare della impareggiabile vista che ci concede questo spot privilegiato a oltre 1800 metri. Alle 18 si parte per il vicino punto di avvistamento, non senza prima essere stati catechizzati a dovere sulle abitudini comportamentali dell'orso e sulle regole che dovremo osservare per favorire l'incontro e contestualmente non disturbare la vita della fauna locale. La lezione in parole povere riassume questo concetto: nei due mesi che precedono il letargo, che inizia a cavallo fra settembre e ottobre, gli orsi marsicani si nutrono prevalentemente di bacche di ramno, molto diffuse nella zona e molto caloriche. Se sai dove sono le bacche, sai dove sono gli orsi. Et-voilà. Il punto di avvistamento è lungo il crinale e gli orsi abitano la zona boschiva del vallone sottostante. Nelle ore fresche molti animali lasciano il fitto della foresta per cercare cibo al limitare della stessa e, se saremo fortunati, potremo vedere almeno uno dei circa 50 orsi che abitano la zona. Non saremo fortunati. Questa è l'unica pecca della giornata ed anche l'unica critica che muovo all'organizzazione di Ecotour, per il resto impeccabile. Nei giorni precedenti avevo chiesto, tramite mail, quante possibilità avremmo avuto di vedere gli orsi e la risposta era stata molto evasiva. Oggi, mentre siamo seduti sulle rocce con i binocoli puntati e colmi di speranza, ripeto la domanda ad Enrico e mi sento rispondere: 30%. Ciò significa che mediamente un gruppo su tre vede effettivamente gli orsi, non una media altissima. Se avessero omesso questa informazione, saremmo venuti ugualmente? Probabilmente sì, ma avrei apprezzato molto di più la sincerità essendo pienamente consapevole del "rischio". Pazienza, anche i ragazzi di Ecotour devono portare a casa la pagnotta, evidentemente. La posta dura più di due ore e, se pure riusciamo a vedere una decina di cinghiali, qualche volpe e due coppie di cervi femmina con il cucciolo al seguito, degli orsi non sentiamo nemmeno l'odore. Ci consoliamo ammirando un tramonto spettacolare sul versante laziale del parco. Un po' delusi torniamo al rifugio dove altre due guide hanno preparato una gradevole cena a base di minestra di fagioli, bruschette al pomodoro e tagliere di affettati. Consumata la cena vengono distribuite torce a chi non ha scelto la versione "2 giorni" e si fermerà a dormire al rifugio per ritentare l'avvistamento l'alba del giorno successivo. Tanti auguri, saluti e baci e si riparte per la via dell'andata nel buio totale per una suggestiva escursione notturna con arrivo alle 22,30 in paese. È stata davvero una bella esperienza e, nel complesso, il bilancio è davvero positivo: le guide si sono prodigate per regalarci una bella esperienza. Trasporto, guida diurna e notturna, spiegazioni dettagliate, prestito di attrezzatura, ottima cena. Nel mio caso il tutto è anche arricchito dal dolce sapore dell'esperienza condivisa con mio figlio. Resta la delusione di non essere tornati a casa con la pelle dell'orso. Come si dice in questi casi, per addolcire la pillola: abbiamo una buona scusa per ritornare.
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Massimo
Massimo è sposato con Roberta ed è padre di 2 figli. Lavora tutti i giorni al computer e nel tempo libero scappa in montagna, il suo spazio libero fra foglie e nuvole. Archives
Agosto 2020
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