Francesco, Luca, Massimo e Giacomo. I miei compagni di viaggio sono Giacomo, Luca e Francesco. Giacomo sta diventando un ottimo compagno di viaggio: fisicamente regge benissimo, è difficile che lamenti la stanchezza e sale leggero; in discesa addirittura salta e corre ed io lo invidio e lo guardo con il sorriso sornione di chi si compiace della freschezza atletica del proprio figlio. Certo il mio ruolo istituzionale di padre rompiscatole mi impone richiami alla prudenza, ma li faccio senza convinzione e solo quando lui non può vedere la mia buffa espressione di padre orgoglioso. Quando cammina al mio fianco è un piacere parlare con lui: sta crescendo e la sua conversazione diventa sempre più interessante; devo ancora sorbirmi lunghe disserzioni sui videogiochi, ma la pazienza è ripagata con confronti teologici e domande che spaziano in tutto lo scibile umano, perlomeno quello adolescenziale, e mi compiaccio nel vedere che mi concede ancora un po’ di autorità, almeno affrontando alcune tematiche. A volte approfitto di queste concessioni millantando conoscenze che non possiedo, ma è bello avere ancora un posto di rilievo nel suo universo, anche se non più centrale come un tempo. Spero non si perda mai il gusto di camminare insieme nei boschi e mi auguro di riuscire a trovare il modo di fare qualche trek soltanto insieme a lui. Anche Luca e Francesco sono con noi ed è davvero un piacere. Luca è in forma è sale bene, apparentemente senza fatica e parlare con lui è un piacere; è davvero un buon compagno di viaggio e mi rammarico del fatto che non possiamo fare più spesso queste esperienze. Francesco è una sorpresa. Non sapevo amasse tanto la foresta; apprezza tantissimo la semplicità: più una cosa è semplice e naturale e più incontra la sua approvazione. Si entusiasma per una pesca comprata dal contadino e, da cuoco provetto, non disprezza affatto il menu del giorno, ovvero pane toscano e cacciatorini. Giunti nel pianoro della Lama si guarda intorno e, con una frase, centra il punto: “E tutto questo dovrebbe averlo creato un’esplosione casuale!” E’ anche per questo che adoro andare sui monti, perché per me è un modo per incontrare Dio. Non riesco a guardare questi paesaggi e non pensare che dietro tutto questo c’è il tocco del Maestro. Piatto ricco, mi ci ficco! E’ il 16 agosto, a Rimini fa caldo, un caldo afoso e umido; qua è un fresco delizioso e appena iniziamo la salita Luca si lamenta per il freddo. Io non sento il freddo, anche se ho pantaloni e maniche corte, il freddo è mio amico così come la montagna è mia amica; non sento il freddo, non sento la fatica e mi godo ogni istante che mi è concesso in questo bosco di faggi secolari. Da qui passano alcuni sentieri ed uno di questi porta a Camaldoli, poco lontano, ma non è il programma di oggi, oggi puntiamo in leggera salita a prato Penna e, dopo avere incontrato un altro crocevia ed altri trekkers, puntiamo verso il Gioghetto. La discesa alla Lama è leggerissima, quasi pianeggiante. La conversazione è ricca e piacevole. Solo il rettilineo finale che costeggia il fiume inizia a scendere più ripidamente; prati di equiseto annunciano il pianoro della Lama dove ci fermiamo per pranzare. Il posto è incantevole, c’è un rifugio in muratura, la fonte di Francesco e diversi tavoli sotto l’ombra dei faggi. Solo Luca è alla ricerca del sole e dopo pranzo si siede nel prato a fumare. Probabilmente è preoccupato che tanta aria buona faccia troppo bene ai suoi polmoni. Un’ora di sosta alla Lama è anche troppa, abbiamo percorso 9 Km in due ore, ma ci attende la risalita al rifugio: 500 metri di dislivello in 3 Km. Posa "plastica" ad inizio salita. L’inizio della scalata è deciso e la montagna mette subito le cose in chiaro: siete a casa mia quindi, silenzio e rispetto. Si sente solo il respiro affannoso, soprattutto il mio, e qualche battuta di tanto in tanto. Sosta e foto alla cascatella e sosta con foto al punto panoramico che si affaccia sul bacino della diga di Ridracoli. Non l’avevo mai vista da questo punto e anche se è abbastanza lontana risulta sempre imponente e bella. Solitamente le soste per scattare foto sono accompagnate da mugugni, ma lungo questa salita sono una scusa per riprendere fiato e i ragazzi si fermano volentieri. E’ Luca a salire in testa al gruppo e imprime un ritmo sostenuto. Nessuno gli chiede di rallentare, nessuno ha il coraggio di mollare. Sciocco orgoglio maschile. La pendenza cambia, la salita è più dolce, il bosco si apre e dopo poco vediamo fra gli alberi la sagoma del rifugio. Una stretta di mano, qualche pacca sulla palla, sorrisi compiaciuti e una foto con autoscatto, foto che ha il sapore di un trofeo.
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Massimo
Massimo è sposato con Roberta ed è padre di 2 figli. Lavora tutti i giorni al computer e nel tempo libero scappa in montagna, il suo spazio libero fra foglie e nuvole. Archives
Agosto 2020
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