"Meglio un morto in casa che un marchigiano alla porta". Ancora oggi qualcuno ripete questo spiacevole detto, senza conoscerne le origini storiche. Un tempo infatti dalle Marche venivano gli esattori dello Stato Pontificio ed avere un marchigiano che ti bussava alla porta corrispondeva, in molti casi, alla sgradita visita di un impiegato di Equitalia. L'ispezione di un marchigiano era accolta con la stessa gioia con la quale si ritira una cartella esattoriale dalla buchetta della Posta. Oggi le cose sono cambiate e l'erario si affida a impiegati provenienti da tutte le regioni del territorio italiano, ma il detto è rimasto. Anche quest'anno programmo il mio viaggio on the road verso la Calabria insieme a Giacomo, ma all'inizio devo pagare il dazio marchigiano. Non si tratta di denaro, ma quest'anno si traduce in un fortissimo ritardo sulla tabella di marcia che mi guasta in parte il programma: arrivato a Marotta il traffico si ferma completamente ed anche se tento una sortita fuori dall'autostrada il risultato non cambia. E' un mare di auto di disperati vacanzieri come me che, affannosamente, tenta di sfondare il muro marchigiano. I lavori per la terza corsia di Ancona si protraggono da tempo immemore e fino al casello a sud del capoluogo è un bagno di sangue. Solitamente arrivo ad Ancona in un'ora, oggi ne impiego poco più di tre! Superato lo scoglio il traffico si fa più scorrevole e inizia la nostra vera vacanza, ma ormai il ritardo accumulato fa saltare un po' i piani. Dovremo rinunciare alla visita dell'abbazia di Montecassino, ma cerchiamo di salvare la visita ai Monti della Laga. Giungiamo alle 3 del pomeriggio al Ristoro Mucciante in zona Campo Imperatore e dico a Giacomo che probabilmente sarà chiuso. Invece è pieno di turisti che fanno una succulenta merenda a base di arrosticini e carne grigliata. Da queste parti i vegani vengono impiccati sulla pubblica piazza. Acquistare la carne e cucinarla on site mentre si ammira il paesaggio da far-west di quest'angolo di Abruzzo è una libidine senza pari. Se avessimo tempo ci faremmo anche un giro a cavallo, ma dobbiamo puntare sulla nostra prossima tappa: Rocca Calascio. Il programma prevedeva un avvicinamento a piedi da Santo Stefano di Sessanio, ma ora siamo costretti a raggiungere il piccolissimo caseggiato antico in auto. Parcheggiamo alle pendici del monte e scegliamo di salire a piedi per fare almeno un breve anello di 4 chilometri circa. Il tempo ci grazia ed il cielo è limpido. La strada antica è battuta e polverosa ed io immagino come dovesse essere in epoca medievale. La fantasia non deve fare grandi sforzi perché sembra che non siano cambiate molte cose da allora, a parte la strada asfaltata che soddisfa le esigenze dei più pigri. Raggiungiamo la bellissima chiesa di Santa Maria della Pietà, un tempietto a pianta ottagonale eretto in epoca settecentesca, a pochi passi dal castello. Raggiunta la Rocca scopriamo con sorpresa che è visitabile e ci accoglie una simpatica guida locale. La ragione per la quale questi quattro sassi esercitino tanto fascino mi è sconosciuta: in effetti del vecchio edificio rimane davvero poco e il terremoto e l'incuria dei secoli passati hanno sottratto molto a ciò che un tempo era stato questo luogo, ma l'aria è permeata di fascino antico e la vista su questi monti è una gioia per gli occhi. Per un amante di montagne e storia medievale come me, questo luogo è l'equivalente di Gardaland per un bambino. Torniamo all'auto passando per l'hotel diffuso che in questi anni è stato aperto da saggi albergatori e proseguiamo il nostro viaggio: la strada verso il sud è ancora lunga.
0 Commenti
Lascia una Risposta. |
Massimo
Massimo è sposato con Roberta ed è padre di 2 figli. Lavora tutti i giorni al computer e nel tempo libero scappa in montagna, il suo spazio libero fra foglie e nuvole. Archives
Agosto 2020
|