Non è stata decisamente la piu brillante delle mie idee andare a visitare un vulcano in una località chiamata "Inferno" proprio nel giorno piu caldo dell'anno. Ma come potevo sapere che sarebbe stato il giorno più caldo dell'anno? Era da tanto che volevo vedere questo fenomeno geologico e c'era sempre qualcosa che me lo impediva. Recentemente ne avevo parlato con mio figlio ed anche lui aveva maturato il desiderio di vederlo. Improvvisamente mi ritrovo un giorno di ferie inatteso, Giacomo ha appena finito gli esami di maturità e penso che l'occasione sia propizia. Non ho fatto i colnti con le temnperature odierne. Seguendo la guida particolareggiata dell'amico Matteo mi reco a Tredozio e cerco l'imbocco del sentiero. Trovo un agée centro visitatori anni '50, ovviamente chiuso, e chiedo informazioni al macellaio del paese che se ne sta seduto su una sedia fuori dal suo esercizio, intento a sfogliare la Gazzetta. Quando gli chiedo del sentiero 571 strabuzza gli occhi e mi dice che lui i sentieri li conosce tutti, ma non per nome. Poi si illumina e mi dice: "Chiediamo al Mario", e nel farlo suona un campanello a due porte dalla sua bottega. Quando Mario scende io sono imbarazzatissimo e mi preparo a chiedere scusa genuflettendomi, ma Mario mi tranquillizza: è lui che traccia e cura la sentieristica ed e felice di aiutarmi. Trovato l'imbocco iniziamo a salire e, non senza fatica, guadagnamo 200-300 metri di quota in poche ripidissime rampe. Il sentiero è battuto ma non è segnato molto bene ed in breve incominciamo a dubitare: Mario non è tanto accurato quanto gentile. In una nuvola di moscerini, mosche e tafani attraversiamo poderi, scavalchiamo recinzioni, passiamo su carrarecce e strade asfaltate, transitiamo in un bosco diseminato di postazioni aeree e per la caccia al colombaccio (dura la vita del colombaccio a Tredozio...) ed infine giungiamo alla croce del Monte Sacco, cima Coppi odierna. Qui Mario deve essersi stancato di segnare il sentiero e noi smarriamo la via. Ci affidiamo alla guida di Matteo e, ritrovata la strada asfaltata, la predniamo nella direzione sbagliata: per fortuna transita un'auto dei Carabinieri, li fermo e gli chiedo informazioni disperando che possano aiutarmi. "So che la mia richiesta è più idonea da rivolgersi a Guardie Forestali che a tutori dell'ordine, ma confido ciecamente nelle risorse dell arma (...)". Fortunatamente i Carabinieri sanno aiutarmi e presto scoprirò perché. Mi attendo che il vulcano si trovi in cima al Monte Busca, raggiungibile solo via sentiero forestale impervio ed inaccessibile, invece proseguiamo sulla strada asfaltata, incontriamo un bar dove ci prendiamo un paio di gelati e proseguendo sull'asfaltata dopo qualche curva vediamo in lontanaza il vulcano, a pochi metri dalla strada. Il luogo non è di grande fascino, ma mi getto alle spalle la deludente impressione avvicinandomi alla fascinosa fiamma eterna che sale dalle rocce. Il punto panoramico si affaccia come una terrazza naturale sulla valle sottostante e sono subito rapito dall'elemento primordiale. Mi stupisco come in tempi antichi nessuno abbia mai pensato di costruirvi un Tempio votivo dedicato a chissà quale divinita pagana, perché in qualsiasi altro luogo questo fuoco misterioso avrebbe stimolato la fantasia e generato un qualche strano culto. Evidentemente anche i romagnoli antichi si distinguevano per senso pratico e disincanto. Probabilmente lo hanno solo usato come barbecue, alla faccia dei culti pagani. Visto il caldo e le difficoltà incontrate in mattinata decidiamo di tornare a Tredozio per la strada asfaltata, seguendo anche il consiglio del barista dal quale torniamo per un bis di gelato. La strada è lunga ma facile e mentre ammiro il paesaggio collinare, morbido e sinuoso da campagna inglese, penso che sia piu godibile per bikers che trekkers. Giunti in paese all'ora della siesta troviamo la strada maestra letteralmente deserta: i tredoziesi sono saggiamente barricati nelle loro abitazioni. All'auto il termometro segna 39 gradi. Abbiamo pagato un pesante tributo di sali minerali, ma almeno ci siamo tolti una curiosità ed ammirato il vulcano piu piccolo del mondo. Eccomi in versione Roberto Giacobbo, sudaticcio e stanco.
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Massimo
Massimo è sposato con Roberta ed è padre di 2 figli. Lavora tutti i giorni al computer e nel tempo libero scappa in montagna, il suo spazio libero fra foglie e nuvole. Archives
Agosto 2020
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