Finalmente la primavera. In questa anomala stagione in bilico fra caldo e freddo, viviamo una primavera fuori dai canoni, spesso travestita da autunno. Il clima ci regala una sottile striscia di bel tempo e vi ci infiliamo come fosse una porta spazio temporale tipo Stargate. I ragazzi sono a fine anno scolastico e sono provati dagli ultimi impegni, perché i professori festaioli si ricordano solo all'ultimo di dovere giustificare uno stipendio e condensano il programma di un anno in zona Cesarini. In questo contesto accogliamo con gioia il regalo che ci fanno le prossime inutili elezioni europee; la scuola diventa seggio e per noi vuole dire solo una cosa: un sabato libero. Da quanto non ci capitava di avere un sabato libero e una giornata di sole? E montagna sia! Ovviamente il programma non incontra l'entusiasmo di Valentina (cosa lo fa?), ma forziamo la mano e la carichiamo in auto. E' rincuorata dal sapere che hanno accettato l'invito anche le sue amiche Evelyne e Chiara, accompagnata dai genitori. Avremmo voluto coinvolgere più famiglie e ripetere il Panzallaria della scorsa fine estate, ma fra cresime e voglia di mare è stato impossibile allargare il gruppo. Per uno che spesso cammina da solo, siamo già una folla. Partiamo alle 9 del mattino, considerato da alcuni un orario antelucano ed un buon motivo per rinunciare alla gita, e alle 11 siamo già entrati nel bosco da dieci minuti. Lasciata l'auto a Campo dell'Agio prendiamo il sentiero che porta al Passo dei Lupatti. Non ho mai percorso questo tratto, anche se conosco piuttosto bene la zona, ma confido nella cartina e nei percorsi segnalati su un paio di siti web. Per questo mio errore pagherò con la crocifissione. Il cielo è quasi completamente sgombro da nuvole e l'aria è riscaldata da un sole piacevolmente tiepido. Saliamo verso il Passo camminando sempre nel fitto della foresta e l'ombra ci ripara per quasi tutto il tragitto. Alle prime salite Valentina incomincia il suo mantra lamentoso, ma lo fa con il sorriso sulle labbra di chi ancora non sa cosa la aspetta. In realtà anche io non so cosa ci aspetta. Giunti all'incrocio con il mitico sentiero "GEA 00" a destra troviamo le indicazioni per il Passo dei Lupatti e a sinistra quelle per il Passo dei Cerrini. Imbocchiamo il sentiero di sinistra, sapendo che a circa un chilometro troveremo la deviazione che ci ributterà nel bosco in discesa verso il punto di partenza: un'ora e mezza di cammino leggero, con una piccola salita in quota e una picchiata verso il quartier generale. Nulla di più facile. Questo almeno sarebbe il mio programma. Il mio programma sarebbe anche quello di arrivare al Campo prima delle 12,30 in tempo per preparare la brace e mangiare salsicce arrostite ad un'ora decente, ma tutto sfumerà. Scruto costantemente il versante a valle per trovare l'imbocco del sentiero, ma si nasconde alla mia vista come fosse l'accesso alle miniere di Moria. Dopo un po' di strada incomincio a capire che forse il sentiero non esiste, oppure prevede un tratto di fuori pista poco battuto. Incrocio un viandante solitario, imbragato a filo doppio ad uno stupendo esemplare di malamute, una sorta di husky gigante, e mi fermo a fare due chiacchiere. Mi dice che poco sopra ha incrociato un cervo ed il malamute è partito trascinandosi anche il padrone. Non è difficile immaginare la scena vedendo la stazza del cane. Approfitto per chiedere, con l'ingenuità di chi si è perso, dove porta il sentiero su cui ci troviamo, e quando sento la sua risposta tremo al pensiero della reazione di mia figlia: "Da qui arrivi al Passo della Crocina". Grazie. Questo lo sapevo (e temevo) anche io. Ma il Passo della Crocina è molto più lontano del Passo dei Cerrini segnato sulla carta e quindi pagherò caro questo allungamento di percorso. Pochi metri dopo, la mia previsione si avvera funestamente e quelle che sino a poco tempo prima erano solo velate lamentele crescono fino a diventare vere e proprie scene di isteria. Valentina perde così tanto la testa che all'imbocco dell'ennesimo strappo cede di schianto e si siede sulla pista: "Io da qui non mi muovo" Prevedo che anche Roberta perderà la pazienza e quindi gioco d'anticipo: riscendo il sentiero, mi scuso con Valentina per l'imprevista difficoltà del percorso e mi propongo di portarla in spalla per alcuni metri. Lo stratagemma funziona e Valentina riprende a camminare, con il muso che striscia a terra. Giunti al Passo della Crocina tento di farle riprendere il sorriso, mostrandole la piccolissima croce che origina il toponimo, ma ormai mi sono giocato la fiducia di mia figlia la quale mi incenerisce con lo sguardo. Se potesse mi crocifiggerebbe sulla crocina. Da qui però ci resta solo una comoda discesa fino al Campo e, per farmi perdonare, stacco il gruppo con agile corsa campestre (....) e raggiungo le griglie con circa 15 minuti di anticipo. Quando anche gli altri arrivano la brace è quasi pronta e mentre le donne si stendono sul prato e fanno happy-hour con un panino, io e Manrico sbuffiamo intorno alla grigliata. La giornata di sole, il prato, il riposo e le salsicce fanno il resto. Le tensioni della salita sono solo un lontano ricordo e ci godiamo pranzo e prato con la panza all'aria.
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Massimo
Massimo è sposato con Roberta ed è padre di 2 figli. Lavora tutti i giorni al computer e nel tempo libero scappa in montagna, il suo spazio libero fra foglie e nuvole. Archives
Agosto 2020
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