Il Ponte della Brusia. E' da un sacco di tempo che non riesco a fare trekking, troppi impegni fra Chiesa e famiglia riempiono i miei sabati. Inoltre la stagione invernale quest'anno è stata davvero "invernale": un sacco di piogge e ultimamente addirittura delle belle nevicate. Ma ora sono in ferie per la chiusura natalizia e almeno una escursione la devo fare. Scelgo questo giorno anonimo incastrato fra Natale e Capodanno, butto scarponi e bastoncini in auto, carico la batteria della macchina fotografica e mi imbacucco ben bene: sarà un gran giorno. Da pirla... Scelgo un trek a bassa quota abbastanza vicino a casa. E' nella parte settentrionale del parco, quella che amo di meno, ma l'importante è trekkare. Alla partenza trovo neve e un sole primaverile; il cielo è plumbeo e le previsioni buone, ottima giornata per un amante della fotografia. Sembro un bimbo nel paese dei balocchi. Ignoro un cartello con scritto "Attenzione, battuta di cinghiali", supero il bellissimo ponte medievale della Brusia è attacco la salita che mi porterà in 8km a 1000 metri. Il sole sorge e filtra fra i rami. In effetti la neve è un valore aggiunto ad un trek che altrimenti risulterebbe un po' noioso. Scatto un sacco di foto, alcune delle quali molto belle, e perdo un paio di volte il sentiero perché la neve copre i segnavia. Per queste ragioni perdo molto tempo. Inoltre la neve è ovviamente sempre più alta e procedo faticosamente, affondando anche fino al ginocchio. Non ho le ciaspole, ma il tipo di sentiero le renderebbe comunque inservibili. Lungo il sentiero trovo anche un sacco di impronte di animali, lasciate di fresco sulla neve. Non sono un esperto ma credo di riconoscere piccoli ungulati, cinghiali e persino lupo. Forse mi sbaglio, ma se non è un lupo certamente è un grosso cane solitario, la battuta di caccia è già finita e comunque era molto più a nord. Improvvisamente cambia climax. Sconvolto, a fine trek. Ho percorso lentamente 4,5 km e mi trovo a quota 800. Il cielo, contro le previsioni, si annuvola in un baleno e vedo in lontananza avvicinarsi un fronte temporalesco. Gli stessi elementi che sino a pochi attimi prima rendevano gradevole e affascinante l'escursione, improvvisamente diventano nemici. Mi risveglio dalla distrazione e mi rendo che, se proseguo così lentamente e smarrendo ancora la via, potrei ritrovarmi ancora in mezzo al bosco quando calerà il sole. L'ipotesi non è allettante, se considero che potrebbe nevicare e che intorno a me ci sono cinghiali incazzerecci e lupi famelici! Faccio una rapida valutazione e decido che è meglio tornare indietro percorrendo una via che conosco, piuttosto che proseguire fra mille incognite. Sbaglio i miei calcoli di un'ora e mi convinco che ho appena giusto il tempo di arrivare all'auto prima che faccia buio. Si tratta di un errore di cui mi renderò conto solo al parcheggio, ma al momento la paura fa novanta e scelgo la soluzione della corsa, per guadagnare tempo. Corro goffamente in discesa per lunghi tratti, sollevando le gambe in modo ridicolo per superare la neve alta: sembro uno Yeti spastico. Per fortuna non mi ha visto nessuno, o almeno credo e spero. In vista del paese rallento il passo e rientro facendo il vago. Questa volta ho avuto davvero paura...
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Massimo
Massimo è sposato con Roberta ed è padre di 2 figli. Lavora tutti i giorni al computer e nel tempo libero scappa in montagna, il suo spazio libero fra foglie e nuvole. Archives
Agosto 2020
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