Quando lasciamo Rimini, in giro per le strade ci sono solo metronotte e spazzini. La partenza anticipata è costretta dalla meta odierna, i lontani Monti Sibillini. Mi sono un po' documentato e mentre ci avviciniamo alla meta tra frizzi e lazzi, nonostante il poco sonno infatti il gruppo è già sù di tono, penso al singolare legame fra l'esperienza odierna e le riflessioni del trekking della settimana precedente. Solo sette giorni fa scrivevo del viaggio interiore e di come sia importante, per lo scrivente, rendere l'esperienza della montagna anche un viaggio di analisi consapevole e del fatto che fuori dai templi dedicati al dio Apollo era affissa una targa che invitava i fedeli a conoscere se stessi. Oggi stiamo andando nel regno della Regina Sibilla, figura mitologica resa nota da alcuni romanzi cavallereschi. Non stiamo salendo sul Monte Sibilla verso la grotta che lo rende famoso, ma siamo comunque nel parco che deve il suo nome al monte ed al mito della Sibilla di Norcia, le cui peculiarità la accomunavano ad altre e forse più note sibille. "Là, sovra i gioghi dell'Appennin selvaggio, fra l'erte rupi una caverna appar: vegliano le sirene quel faraggio, fremono i canti e fanno delirar." (dal poema drammatico Sibilla, di Giulio Aristide Sartorio) Le sibille erano sacerdotesse che dispensavano saggezza e consigli di vita soltanto ai fedeli che erano disposti ad intraprendere il viaggio verso le loro dimore che erano immancabilmente isolate, lontane e spesso ubicate su alti monti o comunque in luoghi impervi. Tale viaggio era sempre lungo, difficile, tortuoso ed a volte rischioso. Il loro responso raramente era chiaro ma più spesso criptato, enigmatico e di difficile interpretazione, tanto che al giorno d'oggi l'aggettivo sibillino è sinonimo di ambiguità. Cito testualmente dal sito "Una parola al giorno": "Ibis redibis non morieris in bello" è il responso più classico della sibilla interrogata per un vaticinio. "Andrai, tornerai, non morirai in guerra" "Andrai, non tornerai, morirai in guerra": a seconda della punteggiatura, il "non" in latino può essere riferito al tornare o al morire. Così, un'affermazione sibillina, un discorso sibillino ha queste caratteristiche di tortuosità, di difficoltà interpretative, di oscurità e doppiezza. Trovo che sia un gioco semantico splendidamente ironico. Mentre lasciamo il rifugio del Fargno salendo verso Pizzo Tre Vescovi, penso sorridendo quanto sia stimolante il contrasto fra la cultura antica e quella moderna. I nostri padri per ottenere conoscenza erano disposti a viaggiare lungamente su cammini scomodi e rischiosi, per ottenere una risposta che, secondo i nostri canoni, non poteva essere considerata tale. La ricerca della conoscenza prevedeva caratteristiche che oggi abbiamo smarrito: pazienza, sacrificio e spirito di analisi. Gli uomini antichi non consideravano il sapere un dono dovuto di facile e chiaro accesso, ma una conquista per la quale si doveva essere disposti a pagare un prezzo talvolta anche troppo alto. Scendiamo dal pizzo ed ammiriamo con rispetto la cresta affilata che ci porterà sulla vetta di Pizzo Berro, seconda scalata odierna. Si tratta indubbiamente del tratto panoramico più apprezzabile, anche se oggi una nube bassa decide di celare ai nostri occhi la vista delle cime del Vettore, del Redentore e del già citato Monte Sibilla. Davanti a noi, apparentemente vicino, il crinale che sale verso la punta del Monte Priora, obnubilata come un Olimpo. Mentre salgo e giungo alla croce, ultimo ed affaticato, torno a riflettere sul concetto di viaggio e di conquista, apprezzando il piacere masochista che prova colui che è disposto a pagare il prezzo della conoscenza. Oggi abbiamo smarrito questa capacità e preferiamo le scorciatoie interrogando Google ed Alexa per quesiti di poco conto, risparmiandoci la fatica delle grandi risposte esistenziali, quelle che un tempo i nostri padri rivolgevano con grande sacrifico alle sibille che dimoravano nelle grotte su monti alti. Siamo diventati così bravi a risparmiare e a semplificare che non abbiamo solo smarrito il piacere della conquista, ma addirittura quali sono le domande importanti. Nella cultura superficiale e minimalista siamo diventati così bravi a togliere che abbiamo tolto anche l'essenziale. Qualche volta less is more ma altre, semplicemente, less is less.
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Massimo
Massimo è sposato con Roberta ed è padre di 2 figli. Lavora tutti i giorni al computer e nel tempo libero scappa in montagna, il suo spazio libero fra foglie e nuvole. Archives
Agosto 2020
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