Spinto dal desiderio di passare una bella giornata in compagnia degli amici delle Piadine Randagie, dalla voglia di tornare fra le mie amate montagne che non frequento da aprile ed anche dalla necessità di trovare un momento di refrigerio dalla torrida estate riminese, riesco finalmente ad riunirmi al gruppo per una bellissima escursione estiva. In origine saremmo voluti andare sui Sibillini, meta che da tempo abbiamo nel mirino, ma la necessità di non rientrare troppo tardi ci impone la scelta di un posto più vicino a casa. Gabriele ripropone l'eremo di Gamogna, altra escursione fallita più volte, ma io rilancio suggerendo la foresta di Campigna perché ritengo che, sotto questo sole cocente, dovremmo evitare il crinale esposto per cercare l'ombra delle foreste secolari. La mia proposta viene accolta e così parcheggiamo di primo mattino davanti al leggendario Albergo Scoiattolo di Campigna, oggi invaso da orde di turisti vocianti. Il popolo della montagna è già operativo dalle prime ore del mattino e lungo i sentieri troveremo molta compagnia, fra pedestri e ciclisti. Uno dei tanti aspetti positivi delle Foreste Casentinesi risiede proprio nella varietà della sentieristica. SIno al parcheggio del rifugio La Capanna percorriamo una via nota, poi ci inoltriamo nel fitto della foresta lungo un cammino nuovo, impreziosito dalla visita al rifugio Fontanelle, dove nessuno di noi era mai stato. La scelta felice appartiene a Gabriele. Io avrei voluto camminare sul versante est di Campigna, verso il rifugio Ballatoio per scendere a Villaneta, ma Gabriele è a conoscenza della chiusura del sentiero che va a Le Cullacce, fatto che io ignoro, pertanto propone questa variante ad ovest con la felice deviazione al già citato rifugio. Veniamo accolti nel fitto del bosco dalle signore che gestiranno il capanno sino alla fine di agosto e ci sediamo a un tavolo esterno, cullati dal vento che accarezza le fronde mentre consumiamo una fetta di crostata con tanto di bio succo ai mirtilli. Intorno a noi tutto è pace ed armonia. In questo clima di piena sintonia con la natura ed equilibrio cosmico, commetto l'errore di aprire il mio cuore a considerazioni evidentemente troppo alte per gli standard del gruppo. È da troppo tempo che non li frequento ed ho dimenticato che in loro compagnia si può parlare solo di donne, cibo e gare di rutti. Mi lascio andare a considerazioni sulle vibrazioni armoniche, sull'influenza che queste ultime hanno sull'acqua e gli elementi della natura. Parlo loro degli studi di Emoto sulla memoria dell'acqua e del fatto che, essendo il nostro organismo composto in larga misura da tale elemento, subisce l'influenza degli stimoli positivi o negativi delle frequenze. Inizialmente mi ascoltano in silenzio ed io commetto il secondo, tragico errore di giornata: interpreto infatti tale silenzio come un modo per ascoltare con attonito stupore le mie sagge parole. Quando sto per dir loro di non ringraziarmi per avere condiviso tanta conoscenza, perché il sapere è un bene comune che va condiviso, mi rendo conto di non avere compreso la vera ragione della loro muta risposta: non si trattava dell'incanto del discepolo, ma piuttosto dello spazio di rincorsa di cui avevano bisogno le loro basiche menti per lanciarsi contro di me con una sequela di quelle che forse potrei definire in modo più elegante, ma non sufficientemente esaustivo se non le chiamassi con il loro vero nome: prese per il culo. Da quel momento divento il loro unico bersaglio, come un adolescente vittima di bullismo. Ogni mia parola, ogni mia teoria, ogni mia ingenua condivisione viene strumentalizzata e rielaborata, restituita al mittente sotto forma di disincantato e dissacrante sfottò. Mi sono concesso loro in pasto come la più innocente delle prede, avendo pensato per un attimo che mi avrebbero potuto capire. Invece sono stato puerile, ingenuo e stolto. Vittima dell'aridità e della grettezza. E mentre salgo verso la cima, chino sotto il peso della pubblica gogna, mi sembra che anche gli alberi si uniscano al coro di epiteti e lazzi. In quel momento mi sento solo e mi rimprovero perché mi era stato insegnato di non dare perle ai porci e vinto dal mio orgoglio ho pensato di essere immune a tale verità. Ma come insegna Paulo Cohelo l'ora più buia è quella che precede il sorgere del sole ed è in quel momento di schiacciante solitudine che una lama di sole trafigge i rami e mi accarezza il viso, riempiendo la mia anima di consapevolezza e risveglio. Improvvisamente la natura torna ad essermi amica e il bosco mi accoglie nel suo grembo. Gli alberi che sembravano contorti, ora di ergono dritti in una parata festante, le foglie mi applaudono e la luce scalda il mio animo. Illuminato da una rinnovata consapevolezza, riscopro la bellezza e la verità delle parole di Charles Bukowski: "I grandi uomini sono i più soli."
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Massimo
Massimo è sposato con Roberta ed è padre di 2 figli. Lavora tutti i giorni al computer e nel tempo libero scappa in montagna, il suo spazio libero fra foglie e nuvole. Archives
Agosto 2020
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