Finalmente oggi andrò alla Seghettina. Ho visto e letto molto su questo rifugio nel cuore delle Foreste Casentinesi. Si tratta probabilmente del più remoto avamposto abitato dall'uomo, stretto fra il lago di Ridracoli e le forre boschive ed impervie di Sasso Fratino, foresta da sempre evitata, prima a causa della sua scomoda morfologia e poi per via della protezione ufficiale sancita dal Governo nel 1959. Per un rapido excursus sulla storia del nucleo rimando il lettore curioso a questo esaustivo post, nel quale apprendiamo che i primi muri vennero eretti nel XV secolo per essere poi espansi ed implementati fino alla sua epoca d'oro, quando nel 1910 vi abitarono fino a cinque famiglie raggiungendo il ragguardevole numero di 33 abitanti. Numero esiguo farà sorridere i pìù, ma si tratta di una metropoli se si impara a conoscere questo angolo occulto di foresta, isolato e difficilmente raggiungibile. I contatti della comunità con il resto del mondo erano certamente rari e complessi. Sicuramente avevano scambi ed interazione con gli altri abitanti del bosco (Campominacci, Botriali, Ciriegiolone, ecc...), ma è verosimile che scendessero a fondo valle forse una volta all'anno. Posso solo immaginare quanto potesse essere difficile la vita qui, nel grembo di madre natura, a spaccare legna sopravvivendo a stento. La vicenda de La Seghettina si ammanta di fascino da spy story quando i residenti aderiscono alla lotta partigiana e accettano di dare rifugio ad alcuni graduati dell'esercito di Suà Maestà durante i fatti della Seconda Guerra. Non ci sono mai venuto perché non è un posto nel quale recarsi da soli, soprattutto senza esserci mai stati prima. Perdersi è facile perché non esiste una sentieristica ufficiale, ma solo antichi stradelli battuti dagli animali e dagli abitanti che hanno abbandonato questi luoghi da oltre 50 anni, nuovamente affogati dalla vegetazione e solo intuibili dagli escursionisti meno pavidi. Quando Gabriele, che qui è stato in compagnia di una guida, annuncia la volontà di spingersi fino alla Seghettina, aderisco con trasporto. Quale grande onore farsi condurre da una mano tanto esperta. Mi sento come un bimbo che ricalca le orme del padre ed è con fanciullesca fede che ripongo in lui tutta la mia fiducia. Gabriele tiene saldo il bastone del comando e, armato di carta, GPS ed esperienza, guida con passo sicuro la comitiva. Con lo stesso piglio deciso dichiara di non temere il maltempo e, da vero condottiero, afferma che lui partirà anche da solo, in barba alle previsioni avverse. La sua sicurezza diventa anche la mia e la sua determinazione possiede il potere di scongiurare il maltempo: il cielo si sguarcia al suo passaggio, come già fece il mare al comando di Mosè. Le nubi si ritraggono pavide ed il sole bacia la sua ampia fronte. Mentre cammino nella sua ombra si rafforza in me la convinzione di avere riposto nella migliore delle guide la mia fiducia. Cavalca la forestale di San Paolo, indica con fierezza lo stradello per Campominacci, ci mostra l'invaso di Ridracoli come fosse la sua dimora, segnala tracce impronte di animali e ci guida con passo sicuro fino al primo guado di giornata. Qui la mia fede in lui vacilla. Gabriele infatti si ribalta nel fosso, si rialza mollo come un pulcino e dichiara: "Mi sono perso, torniamo a casa. Non ho idea di dove sia La Seghettina". Fine della storia.
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Massimo
Massimo è sposato con Roberta ed è padre di 2 figli. Lavora tutti i giorni al computer e nel tempo libero scappa in montagna, il suo spazio libero fra foglie e nuvole. Archives
Agosto 2020
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