Causa grande meeting familiare irrinunciabile programmato da mesi, sono costretto a declinare due ghiotti inviti: Alessandro ha in mente un bis del giro dolomitico fatto a luglio, invece Gabriele vuole portare le Piadine Randagie alle gallerie del Pasubio in terra veneta. Rinunciando a entrambe le opzioni incomincio a programmare un giro in solitaria ma un inatteso colpo di coda atmosferico stravolge tutti i programmi: la torrida estate italiana si interrompe bruscamente, costringendo gli amici a una rinuncia. Le Piadine Randagie storiche si uniscono al sottoscritto, ad Alessandro e anche ad Andrea che per la stessa ragione ha dovuto rinunciare a un giro alpino. Uniti dalla sventura cerchiamo di organizzare un bel giro nelle Foreste Casentinesi, risparmiate dal mal tempo. Quando Gabriele propone Pietrapazza sono molto lieto di accettare, soprattutto perché mi fa piacere che Alessandro possa vedere questa valle così bella e ricca di storia, dopo che gliene ho parlato lungamente. Io penso ad un giro tutto intorno alla valle ed alla celebre chiesa di Sant'Eufemia, ma al bar Gabriele propone l'anello degli anelli, quel lungo hike che in passato mi ha messo in ginocchio un paio di volte. Nessuno si tira indietro, nonostante le mie fosche previsioni da druido pazzo, e con grande entusiasmo partiamo dalla curva di Nocicchio. Il Presidente propone di affrontare il grande anello in senso antiorario per evitare la lunga scalata da Pietrapazza al Passo della Crocina, una salita di oltre 6 km con un dislivello di 800 metri. Sono un po' scettico perché per me se non è zuppa è pan bagnato, ma la scelta tutto sommato si rivelerà positiva. D'altronde è anche per questi motivi che uno si guadagna la carica di Presidente. Dopo 200 metri di comoda forestale affrontiamo le ripide rampe che salgono alla Cima del Termine. La salita ci costringe a rompere subito il fiato ma la affrontiamo con la freschezza di inizio percorso e si rivela uno strappo meno duro di quanto temessi. Il percorso prosegue lungo il comodo 00 in prevalente salita ma siamo ancora freschi e quasi non ci accorgiamo dello sforzo, mentre messer vento gioca la sua danza con le foglie. È stata veramente un'estate caldissima e saluto con gioia questa anteprima di autunno. Quello che ancora manca è la pioggia, una preoccupante siccità che ha coinvolto tutta la penisola non risparmiando le foreste sacre. Evidentemente però le riserve idriche sotterranee non sono ancora esaurite perché non trovo la foresta sofferente che mi sarei aspettato: le chiome dei faggi sono ancora verdi ed il tappeto di foglie secche è ancora abbastanza basso. Giunti alla cima Coppi odierna, ovvero al Passo della Crocina, iniziamo la lunga discesa che in passato fu per me salita durissima. Devo ammettere però che il percorso in solitaria amplifica anche le sensazioni, oltre che le emozioni, ed oggi camminando e chiacchierando in ottima compagnia sento molto meno la fatica. Propongo la deviazione a Podere Romiceto nella speranza di vedere i soliti daini, speranza che si rivelerà vana. Qui la siccità mostra il suo volto scuro ed il pascolo bruciato probabilmente è poco appetibile per gli ungulati. Troviamo le tracce e le deiezioni, ma forse sotto il sole non amano brucare erba secca e a quest'ora saranno nel fitto della foresta, a caccia di prelibatezze del sottobosco. Torniamo sui nostri passi, in barba ai diktat di Gianluca e, giunti a Siepe dell'Orso, scopriamo che il casale ristrutturato ed in ottime condizioni è in vendita. Come mi piacerebbe possedere questo edificio storico, posto com'è a guardia della valle di Pietrapazza, a mezza via fra l'antica chiesa in pietra e il caseggiato di Casanova dell'Alpe, a due passi dai poderi di Romiceto e Paretaio, proprio all'imbocco della forestale che scende alla Lama. È una torre di guardia circondata da rovi di more che si erge qui da secoli ricordandoci che un tempo anche in queste foreste dimorava l'orso appenninico, come testimoniato dalla storia delle Foreste di Gabrielli e Settesoldi: ...notizia del novembre 1733 quando fu data una deposizione, giurata davanti a un notaio, nella quale si diceva che alcuni, che si sottoscrivevano, avevano dato "la caccia all'orso nel Poggio dell'Avorgnolo comune del Corniolo al confine con Ricopri macchia dell'Opera" e da una notizia scria si sa che "l'orso fa continuamente danno per queste macchie et in Campigna ha ammazzato e mangiato una vitella e ai padri di Camaldoli due". Purtroppo il mio desiderio di possedere Siepe dell'Orso è realizzabile quanto la speranza di rivedere orsi in queste terre. Continuiamo il nostro cammino nella storia calandoci lungo il sentiero roccioso che porta alla chiesa, ammirando sia la valle che l'anfiteatro che la circonda, il crinale maestoso che in parte abbiamo percorso e dal quale scendono i mille rigagnoli che alimentano il Bidente di Pietrapazza. L'abbandono totale di questi luoghi è avvenuto nel 1971 ma nel XVIII secoli la parrocchia contava quasi 300 anime sparse nei vari insediamenti che ancora oggi tocchiamo durante il cammino. Troviamo la chiesa aperta ed incontriamo un francescano con il quale scambiamo due chiacchiere: lui e un paio di confratelli si trovano qui per preparare la festa religiosa che verrà celebrata il giorno successivo. Lieto di scoprire che abbiamo solo sfiorato l'incontro con un'orda festante, saluto il monaco lavoratore e sporco di polvere che si carica un pannello fotovoltaico sulle spalle; ci lascia con un gradevole ed anacronistico "Pace e Bene". Consumato un pasto frugale durante il quale "Bruto" Paolo pugnala ingrato "Cesare" Gabriele (arma del delitto un panino con affettato vegano), riprendiamo il cammino in salita verso Nocicchio. Il tratto nel bosco mi mette in difficoltà, ma sembra che solo io e Andrea siamo in affanno perché il resto del gruppo procede abbastanza speditamente. Usciti dalla foresta imbocchiamo la forestale e, anche se continuiamo a salire, il cammino si fa meno duro. Ci stiamo comunque avvicinando a quota 19 km e a questo punto l'acido lattico è in zona Champions League. Al Nocicchio il profilo altimetrico ci comunica dati piuttosto importanti: in 6 ore di cammino abbiamo percorso un totale complessivo di 1122 metri di dislivello. Mi stanco anche solo a scrivere questi dati. Clicca per leggere il report e vedere le foto di Gabriele su Facebook
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Massimo
Massimo è sposato con Roberta ed è padre di 2 figli. Lavora tutti i giorni al computer e nel tempo libero scappa in montagna, il suo spazio libero fra foglie e nuvole. Archives
Agosto 2020
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