Settimana un po’ complessa quella appena trascorsa, fra lavoro e difficoltà di varia natura. Ci vorrebbe proprio un bel trekking di quelli spacca gambe per ritrovare l’equilibrio psico-fisico di cui ho bisogno. Proprio in zona Cesarini mi si libera il sabato e lancio un disperato appello nel gruppo Facebook. Contro ogni mia più rosea previsione l’invito viene accolto immediatamente da Matteo e Giuseppe e con una breve chat decidiamo il dove, il come e il quando. È davvero un piacere interagire con persone che parlano la tua stessa lingua. Il giorno dopo partiamo alla volta di Castagno d’Andrea, uno dei primi paesi che si incontrano in terra toscana, appena superato il passo del Muraglione. Da tempo avevo mirato questa arrampicata, ma il recente trek pasquale insieme a Marco ha alimentato il mio desiderio di esplorare questa zona del Parco. Giunti in paese incontriamo un giovane muratore impegnato nel restauro di una casa colonica. Quando gli chiediamo informazioni sull’imbocco del sentiero n.24, risponde domandandoci dove vogliamo andare. Quando rispondo “sul Monte Falterona” mi avvisa che stiamo allungando la strada e che esiste una via più breve per raggiungere la cima. Gli dico che lo sappiamo e che abbiamo scelto questo percorso anche perché vorremmo fare un trek più lungo e cogliere l’occasione per ammirare il paesaggio dal crinale del Massicaia. Si complimenta con noi e ci indica la strada. La salita che affrontiamo è molto lunga, circa 13 km, con un dislivello calcolato di 1285 metri partendo dai 708 di Castagno per arrivare ai 1637 del Falterona, cima regina del Parco. Ma la giornata fresca, il morale alto e la compagnia gradevole, rendono piacevole la camminata alleggerendo lo sforzo fisico. Da subito ci rendiamo conto che il nostro programma sarà frustrato dal maltempo proveniente dalla piana fiorentina. Dovremmo vedere un panorama mozzafiato dai monti Massicaia e Acuto, per proseguire sulla cima del Falterona, ma la fittissima nebbia che ci avvolge occulta completamente la visuale. Giungiamo agevolmente all’innesto con il leggendario 00 e dopo poco inizia la fatica vera. Sapevo che avrei avuto difficoltà nell’attacco della cima, ma la crisi che mi coglie nell'ultimo chilometro va oltre le mie previsioni. Mentre salgo e sbuffo, non posso fare a meno di pensare a una vecchia battuta romagnola: “Sei come la farina per i dolci: zero-zero”. Sul sentiero 00 mi sento anche io uno 00. Come la farina per i dolci. I miei compagni di viaggio, più giovani e leggeri, salgono con meno fatica apparente e mi aspettano con discrezione e rispetto. Si attardano guardando un panorama che, grazie alla nebbia, non esiste e disquisiscono amabilmente di botanica locale, argomento che incontra la mia totale indifferenza. Matteo rende ancora più sofferta la mia salita raccogliendo dei ciuffi di aglio orsino, una specie selvatica che puzza terribilmente (vedi link a fine post). Alla fine Matteo e Giuseppe mi concedono l’onore delle armi e sono il primo a raggiungere il Falterona, ma se fossero andati al loro passo mi avrebbero preceduto di almeno un quarto d’ora. Bisogna riconoscere i propri limiti. Su questa salita però ritrovo uno dei motivi per cui amo la montagna, ovvero il fatto che ad ogni esperienza imparo qualcosa di più su me stesso e sulla vita. Il cammino quotidiano non è molto diverso da quello in montagna: a volte ci sono discese, a volte salite che sembrano impossibili e mai, come in montagna, ci si può permettere il lusso di rinunciare. Non posso pensare “torno indietro”, devo solo costringere il mio corpo a salire, governandolo con la forza di volontà. Giunto in cima trovo un tronco posto nella radura a mo’ di panchina. Mi sembra un divano a tre posti. Facciamo una pausa di circa 20 minuti, consumando il nostro pasto, ed io ritrovo le energie, come se nulla fosse successo. Non sono fresco come una rosa, ma affronto la discesa senza affanni. Ci attende un rientro di 7km con enorme dislivello e soprattutto il primo tratto è una picchiata resa ancora più complessa dalla neve prima e dal fango poi. Evito un paio di cadute rovinose dimenandomi goffamente come un Rudolf Nureyev de noantri, ma almeno salvo il salvabile: dopo l'umiliazione della salita vorrei almeno evitare di tornare a casa col fondoschiena sporco di fango. Giunti nella faggeta che si stende ai piedi del Falterona la nebbia scompare rivelando un paesaggio fiabesco. In questo contesto Matteo dà voce ai suoi pensieri: “Oggi non abbiamo visto nemmeno un animale”. Proprio in quel momento avvisto un daino che sale agilmente le balze della faggeta. Desiderio esaudito. Raggiunto Castagno ritroviamo il muratore nel punto in cui lo avevamo lasciato circa sei ore prima. Questa volta è in compagnia di un paio di amici, ai quali descrive il nostro percorso. Guardano l’orologio e si complimentano con noi per il percorso e per il poco tempo che ci abbiamo impiegato. Ci siamo conquistati anche il rispetto degli scalatori locali. Forse ancora non sono 00 come la farina per i dolci! Clicca qui se vuoi sapere tutto sull'aglio orsino
0 Commenti
Lascia una Risposta. |
Massimo
Massimo è sposato con Roberta ed è padre di 2 figli. Lavora tutti i giorni al computer e nel tempo libero scappa in montagna, il suo spazio libero fra foglie e nuvole. Archives
Agosto 2020
|