Oggi è un giorno davvero speciale. Per la prima volta vado in escursione con persone che non conosco e lo faccio con appassionati della montagna incontrati casualmente su internet. Chi mi conosce sa che questo non appartiene alla mia indole, timida e riservata, ma la passione per la montagna e il desiderio di condividere la gioia di camminare fra i boschi con qualcuno che ha la mia stessa benigna malattia, mi spingono a fare qualcosa che per mille altre attività non sarei disposto a fare. Tutto nasce da una proposta di Sandro nel sito amico "Avventurosamente". Dal suo primo messaggio alla prima uscita passano circa due mesi, ma alla fine riusciamo a quagliare ed eccoci qua. Nella mia veste di "padrone di casa" scelgo un percorso a bassa quota perché nei giorni scorsi una gelida perturbazione ha imbiancato le cime nostrane e oltre i 500 metri si trovano già circa 15/20 cm di manto nevoso. Dopo alcune consultazioni con altri amici del web, opto per un anello che conosco, avendolo percorso in solitaria nella bella stagione (vedi post maggio 2012). E' il percorso che si sviluppa sulla destra idrografica dell'omonimo bacino e che sale dal vecchio caseggiato di Ridracoli sino a Pratalino, cima Coppi odierna a circa 1000 metri slm. I miei compagni d'avventura, oltre al già citato Sandro, sono Iulia, Marco, Luna e Paolo. Con me è venuto anche il buon vecchio Fabio, miracolosamente libero da impegni professionali. A impreziosire la compagnia abbiamo anche due meravigliosi esemplari di Labrador: Jonathan e Blondie. La bellezza di questo percorso, oltre al paesaggio ricco e lussureggiante di vegetazione tipico di questa zona di Romagna, sta nell'elemento socio-antropologico, a mio avviso non trascurabile: lungo la via si incontrano frequenti testimonianze della lotta che l'uomo ha sostenuto con questa terra, generosa e allo stesso tempo aspra. A cavallo fra l'800 e il '900 la cosidetta "fame di terra" spinse piccole comunità a fondare dei micro borghi lungo i declivi che oggi si affacciano sull'invaso della diga. Quanto deve essere stato difficile occuparsi di pastorizia, allevamento e, soprattutto, agricoltura in queste terre pendenti e fitte di alberi ad alto fusto. Certamente queste avranno fornito anche materia prima a boscaioli e carbonai, ma quanto sarà stato difficile commercializzare il frutto delle loro fatiche. Senza tenere conto che siamo a novembre e a mille metri procediamo a fatica in 30/40 centimetri di neve fresca. Che cosa avranno dovuto affrontare le genti che vivevano in questi luoghi oltre 100 anni fa, in un pianeta che non conosceva ancora gli effetti del surriscaldamento del globo dovuto all'effetto serra? Oggi camminiamo ben equipaggiati con abbigliamento tecnico e robusti scarponi idrorepellenti ai piedi, ma il mio pensiero non può non andare a quei bambini che si recavano alla scuola di Ridracoli o di Casanova dell'Alpe percorrendo chilomentri di bosco ripido. Probabilmente però non avevano il senso del disagio che proviamo noi vivendo in una società di agi. I miei nuovi amici apprezzano enormemente la bellezza del percorso e il loro stupore è la mia gioia. I loro commenti mi inorgogliscono tanto che devo sforzarmi di rammentare che non ho meriti se questa natura è tanto bella. Mi sento come il cicerone di un museo: li guido nella visita, ma nessuna delle opere esposte è frutto della mia arte. Oggi Madre Natura ci ha fatto anche un dono extra: il fascino del panorama è arricchito dalla neve. La coltre bianca ha reso abbastanza impegnativi gli ultimi chilometri di salita, soprattutto il tratto che porta dal bel casale ristrutturato di Farniole alla croce posta sulla strada forestale che conduce a Pratalino, ma tanto sforzo è ripagato da una vista senza prezzo. Giunti a Casanova facciamo una lunghissima pausa pranzo ed è anche un'occasione per ammirare, dalla casa più alta del borgo ed ex sede della scuola, la Foresta della Lama sul versante destro e la Valle di Pietrapazza su quello opposto. Paolo e Marco si sono portati vino e grappa, Iulia e Luna prelibatezze dolci e salate, ma io sono costretto a vestire gli scomodi panni dell'asociale. Per principio religioso non bevo alcolici e, per scelta, mangio sempre molto poco lungo il percorso. Mi rendo conto che non è un bel biglietto da visita da presentare a persone tanto cordiali e generose, ma non voglio né scendere a compromessi con la mia fede, né affrontare la discesa per Cà di Sopra con un senso di pesantezza sullo stomaco. Senza dimenticare che questa sera mi aspetta un invito a cena con grigliata che, conoscendo padrone di casa e commensali, metterebbe in difficoltà un leone. La lunga sosta con addosso i panni sudati della salita ha raffreddato i miei muscoli e faccio la seconda brutta figura di giornata: mi fermo per crampi almeno quattro o cinque volte lungo il tratto che porta fino alla diga. Non mi era mai successo di avere tanti problemi muscolari lungo il cammino, di solito al massimo sono indolenzito il giorno successivo, se faccio un trek particolarmente impegnativo, ma oggi evidentemente è una giornata diversa sotto tutti i punti di vista. Tento di giustificare il tutto attribuendo i crampi all'assenza di potassio perché ho dimenticato di portarmi appresso le immancabili banane, ma Fabio & Company non mancano di rammentarmi la vera causa dei miei dolori: a so' vec! Giunti alla diga la giornata volge al termine. Il timido sole autunnale che ci ha accompagnato per quasi tutto il giorno ha infatti ceduto il passo a nuvole minacciose. Inoltre la pecca di questo bel giro è proprio in quest'ultimo tratto di rientro al campo base, tutto su una poco fascinosa strada asfaltata. Pazienza, oggi non posso certo lametarmi, ho fatto una bella scorpacciata di montagna riempiendomi gli occhi di monti, valli, fiumi e alberi. Strada vecchia, nuovi amici. Il bilancio è assolutamente positivo.
2 Commenti
paolo quotealte
2/12/2013 01:59:03 pm
che dire, grazie Max delle belle parole e anche di aver utilizzate un paio di foto che ho fatto, effettivamente due delle poche buone foto fatte al giro. Il Bosco con questa veste spoglia, non da tanti spunti soprattutto quando si è in comitiva e non ci si può fermare a piacimento.
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Sandro
13/12/2013 03:58:52 pm
Bellissimo trekking in ottima compagnia! Era da molto tempo che cercavo gente che aiutasse a scoprire posti nuovi ed ho trovato in te massimo, un 'ottima guida. Per cui grazie per la proposta spero di ripetere presto l'esperienza !!
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Massimo
Massimo è sposato con Roberta ed è padre di 2 figli. Lavora tutti i giorni al computer e nel tempo libero scappa in montagna, il suo spazio libero fra foglie e nuvole. Archives
Agosto 2020
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