Questo blog è pieno di errori, ma quello del titolo non è un refuso, piuttosto un semplice gioco di parole. A pochi giorni di distanza dalla grande cavalcata appenninica di sabato scorso (vedi post precedente), mi ritrovo con un inatteso quanto graditissimo giorno di riposo e colgo l'occasione, più unica che rara, di trascinare nuovamente la mia famiglia fra i monti. Nel caso di Valentina il verbo trascinare non è usato a sproposito. Voglio assolutamente che vedano Monte Penna perché la giornata è serena, il cielo limpido e la vista sarà senz'altro spettacolare. Convincere anche la Vally non è semplice, ma cerco di blandirla con la promessa di una grigliata a Campo dell'Agio, vicino a Badia Prataglia. Parcheggiamo la macchina all'Aia di Guerrino e ci addentriamo subito nel bosco. Di tanto in tanto incontriamo qualche speranzoso fungaiolo: sarebbe la stagione adatta per trovare funghi, se non fosse che quest'anno è stata un'estate troppo strana e di funghi ce ne sono davvero pochi. Completato il breve tragitto che si snoda pianeggiante in mezzo a questa foresta lussureggiante, scelgo la strada più breve per raggiungere la cima. Il percorso ufficiale aggira il poggio ed è in salita più dolce, ma ruba il piacere della vista improvvisa: con lo strappetto di 200 metri che taglia il bosco invece, ci si ritrova davanti il punto panoramico in modo improvviso e sorprendente. Valentina non apprezza la mia scelta, mentre arranca in salita. La vista è davvero mozzafiato, ma per la Vally non è sufficiente. Quando le chiedo se il panorama ha ripagato la fatica della salita mi risponde seccamente con un no deciso e imbronciato. Non c'è verso di farle amare la montagna.... Il tempo di scattare qualche foto di rito e riprendiamo la strada verso l'auto. Mentre ci stiamo dirigendo a Campo dell'Agio per la grigliata promessa, vedo sullo stradello forestale quella che potrebbe sembrare una foglia mossa dal vento. Avvicinandomi ho il sospetto che possa essere un topolino e allora rallento e ci passo sopra, evitando con cura di non schiacciarlo con i pneumatici. Quando dichiaro il mio sospetto, tutta la famiglia mi impone una sosta di verifica. Parcheggiata l'auto ci avviciniamo e osserviamo da vicino il topo più strano del mondo. Io noto le orecchie grandi, gli occhi insoliti e la forma delle zampe ed azzardo che potrebbe trattarsi di un cucciolo di ghiro. A questo punto Roberta, pervasa dallo spirito materno, si preoccupa per il cucciolo. Io sarei per lasciarlo al suo destino a bordo strada, ma i miei figli e mia moglie non possono accettare di abbandonare il cucciolo, facendomi passare per un senza cuore. Roberta contatta la Guardia Forestale e quando riattacca si sente molto più serena: "Hanno detto che è un cucciolo di ghiro e che non dobbiamo fare nulla oltre a lasciarlo libero nel bosco, magari lontano dalla strada così da evitare che un' altra auto lo schiacci. Se è fortunato la mamma lo riporterà nella tana." Ora lei è serena, ma io sono basito: sono le stesse identiche cose che avevo detto io, ma evidentemente dalla bocca di un ufficiale in divisa hanno un altro peso. Nemo propheta in patria.
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Massimo
Massimo è sposato con Roberta ed è padre di 2 figli. Lavora tutti i giorni al computer e nel tempo libero scappa in montagna, il suo spazio libero fra foglie e nuvole. Archives
Agosto 2020
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