L’autunno è la stagione dei colori della montagna. Gabriele organizza una uscita con le Piadine ed io non posso permettermi di perdere i colori dell’autunno. Siamo fortunati e la giornata è perfetta, temperatura ideale e cielo sereno. Oltre al desiderio di vedere le bellezze delle nostre amate foreste in questo periodo speciale dell’anno, siamo motivati anche da un’altra nobile ragione, ovvero soddisfare i piaceri della tavola pranzando al Poderone, tappa obbligata in questo periodo dell’anno. Decidiamo pertanto una partenza all’ora dei cacciatori e alle 6,15 facciamo colazione al bar Stravizia, sede sociale delle Piadine Randagie. Dopo circa due ore lasciamo l’auto al parcheggio del Poderone e, scarponi ai piedi, ci avviamo lungo la forestale che porta a Pian del Grado. Il sentiero non è dei più fascinosi a causa della eccessiva facilità, ma il panorama cattura ogni mio sguardo. Da questo punto privilegiato la catena montuosa del Falterona ci sovrasta quasi minacciosamente. Questo anello non è nuovo allo scrivente perché l’ho già percorso, in senso contrario, insieme al buon Matteo un paio di anni fa (Trek n.45). L’arrivo a Pian del Grado è sempre magico e amo vedere le reazioni di sorpresa dei miei compagni di viaggio. Arrivare dal bosco sarebbe stato più suggestivo, ma anche da questo approccio il borgo antico sprigiona un fascino magnetico. Proseguiamo verso La Fossa dove incontriamo la signora Vitalba mentre lavora all’orto col fratello. Parlando con lei ricevo conferma di qualcosa che già immaginavo: questa zona è ricchissima di fauna locale. Vitalba ha messo una poco estetica grata metallica a protezione della sua aia perché i cinghiali le scavano ovunque. Dice che la notte precedente ha sentito numerosi bramiti e, quando le chiedo se affitta casa, mi risponde che non può farlo e che ha anche dovuto rifiutare la proposta di un foto reporter professionista che avrebbe voluto usare casa sua come base d’appoggio per un intero mese di appostamenti. Prendiamo la direzione di Lago lungo il sentiero che occasionalmente lambisce il Fosso del Bidente delle Celle, che erroneamente penso sia il Fosso di Satanasso. In effetti il Satanasso lo abbiamo visto senza saperlo in precedenza, poco prima di Pian del Grado. Questo capita quando si cammina senza carta alla mano, smarriti fra piacevoli facezie in gradevole compagnia con lo sguardo perso fra foglie e nuvole. La bellezza di questo percorso è molteplice: oltre ai già citati colori autunnali, ci sono le testimonianze dell’antropizzazione antica della foresta, la biodiversità, le leggende locali e le particolarità morfologiche. Lungo questo trek infatti non troviamo solo i due borghi già citati, ma anche molti altri casali abbandonati e il cosiddetto Castello di Corniolo, antica torre di guardia posta sopra la frazione di Lago. La biodiversità è straordinaria, solitamente infatti ci si trova a camminare in boschi quasi sempre uguali, ma non oggi: iniziamo in faggeta, proseguiamo in abetina per entrare in un castagneto. Ogni tanto incontriamo noci, tigli, olmi e aceri. Maledico la mia incompetenza in materia, ma tanto basta per farmi apprezzare la ricchezza di questo territorio: sembra un proscenio teatrale che di tanto in tanto cambia fondale regalandoci nuove scoperte, nuove emozioni. Questa è anche la zona forestale del fantasma di Mantellini, figura leggendaria ammantata di macabro mistero. Senza ombra di dubbio paesaggisticamente il tratto più bello è quello delle Ripe Toscane, definite da Gabriele a buon diritto "il Grand Canyon romagnolo". L’azione erosiva dell’acqua ha modellato questa roccia stratificata ed il sentiero, in molti punti sapientemente rinforzato, taglia orizzontalmente la montagna offrendo spot panoramici meravigliosi. L’acqua arriva da tutte le parti e dobbiamo guadare i fossi ed i rivi in molti punti durante il percorso, anche se per fortuna in questa stagione dell’anno la loro portata è ancora limitata. Il tratto finale prevede una arrampicata da camosci da Lago al Monte della Maestà, un dislivello di circa 600mt in circa 4km. Sarà che abbiamo già una dozzina di chilometri nelle gambe ma questa salita mi mette abbastanza in difficoltà. Davanti c’è Claudio, il Walter Bonatti delle Piadine Randagie amante delle ferrate alpine, e stare al suo passo, più giovane e leggero, sarebbe un suicidio. Decido pertanto di salire al mio passo rimanendo in fondo al gruppo. In effetti anche questo tratto è bellissimo, una cavalcata a passo sostenuto sul crinale che si affaccia sulle due vallate con punti panoramici di grande pregio, ma ora ne abbiamo abbastanza dei colori dell’autunno: è venuto il momento di riscuotere la meritata ricompensa godendo dei sapori dell’autunno, mettendo i piedi sotto la tavola coccolati dalla Lorenza.
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Massimo
Massimo è sposato con Roberta ed è padre di 2 figli. Lavora tutti i giorni al computer e nel tempo libero scappa in montagna, il suo spazio libero fra foglie e nuvole. Archives
Agosto 2020
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