Dicono che il buongiorno si vede dal mattino e se questo è vero non posso non pensare che l'anno appena iniziato sarà ricco di trekking belli e divertenti, proprio come è stato bello e divertente questo primo giretto annuale. Accetto con entusiasmo l'invito delle "Piadine Randagie" Gabriele, Irene e Paolo e la nostra escursione inizia alle 6,30 con colazione al Bar Stravizio, sponsor senza portafogli delle Piadine. Lasciata la Marecchiese a Ponte Messa iniziamo a salire così come sale la neve ai lati della strada. Avvistiamo un paio di daini lungo la salita e sostiamo l'auto all'imbocco dell'ultimo strappo che porta al rifugio Biancaneve: il ghiaccio sull'asfalto ci impone prudenza. Affittiamo le ciaspole al rifugio e iniziamo a camminare in un paesaggio ammantato di neve candida che brilla sotto un cielo sereno illuminato da un sole giovane e tiepido. Sopra le nostre teste c'è solo un azzurro accecante, ma sotto di noi in lontananza non riusciamo nemmeno a vedere la Valmarecchia perché completamente fagocitata da una foschia bassa e densa. Sembra di camminare sopra le nuvole, sospesi in un mare bianco di neve e nuvole. Smarrito il sentiero un paio di volte, ritroviamo la strada che conduce all'eremo di Sant'Alberico ed io voto a favore della deviazione che ci porterà ad ammirare questo luogo di raccoglimento e preghiera. Ho sempre subito il fascino di queste isole di pace nelle quali l'uomo sembra essere accomunato da un desiderio di isolamento e smarrimento. Pare che solo perdendosi sia possibile ritrovare se stessi e, ritrovando se stessi, incontrare Dio. L'eremita che gestiva il rifugio sino a poco fa è purtroppo deceduto ed ironizziamo sul fatto che risulta esserci un posto vacante da eremita. La cosa suscita un sorriso ma solletica anche un pensiero tentatore: chi non avrebbe voglia di essere un eremita, almeno per un po', e rifuggire le cose brutte che paiono essere solo un eco spento in questo regno del silenzio? Salutiamo altri escursionisti e un paio di meravigliosi esemplari di malamut, a loro perfetto agio in mezzo a tanta neve, per riprendere la strada in leggera salita che ci riporta al Faggio Scritto e che prosegue sino al punto di partenza, il rifugio Biancaneve. Abbiamo completato un anello di 8 chilometri in circa 4 ore arrancando e ciaspolando sulla neve e a questo punto il pensiero comune è solo uno: la tagliatella concordata con il gestore del rifugio a inizio giro. Scopriamo però con disappunto che c'è stato un misunderstanding e non ci è stato riservato un tavolo. Al mattino presto non c'era anima viva ma ora il posto è pieno di auto, bambini vocianti sulla pista innevata ed il ristorante è in completo overbooking. I camerieri fanno spallucce e veniamo messi alla porta stanchi, sudati e affamati. Sembriamo Giuseppe e Maria quella famosa notte. È a questo punto che emerge lo spirito vero della piadina randagia: saliamo in auto disposti a sostare nel primo ristoro che troveremo lungo la via e che ci ispirerà fiducia. La sorte ci ripaga con gli interessi facendoci scoprire un luogo delizioso, il ristorantino Balze Ghiotte allestito in una piccola saletta rustica dotata di grande camino e pochi tavoli. Ci vengono serviti dei primi deliziosi, curati sia nella fattura che nella forma. Questa bellissima giornata non poteva avere un epilogo migliore! Si sono meritati una recensione positiva su Tripadvisor!
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Massimo
Massimo è sposato con Roberta ed è padre di 2 figli. Lavora tutti i giorni al computer e nel tempo libero scappa in montagna, il suo spazio libero fra foglie e nuvole. Archives
Agosto 2020
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