Pesco ancora dalla cinematografia per intitolare questo mio nuovo post. Non sono riuscito a trovare un titolo più appropriato per definire ciò che mi ha spinto sui monti questo sabato: l'amore per la montagna, ma non solo, anche la frustrazione per un clima che mi è avverso al pari dello sciagurato Ugo Fantozzi, immancabilmente inseguito dalla sua proverbiale nuvola in ogni uscita vacanziera. Stiamo vivendo l'autunno più mite degli ultimi 100 anni e ultimamente il tempo ha dato il meglio di sé, raggiungendo mercoledì picchi di caldo quasi estivo, beffardamente proprio nel cuore della settimana lavorativa. I siti meteo profetizzavano sadicamente un deciso peggioramento del clima nel week-end, ma io non ho potuto sopportare tanta "ingiustizia" ed ho deciso di partire in barba a tutto e a tutti. Mi segue solo il fido Andi al quale edulcoro vilmente la realtà dicendogli che è probabile, ma non certo, un leggero rovescio in tarda mattinata. Mento sapendo di mentire. Tento però di salvare il salvabile scegliendo un percorso nella parte romagnola del Parco, perché le previsioni dicono che il maltempo arriverà dalla Toscana. Conoscendo inoltre la passione di Andi per gli spazi aperti decido di tornare ancora una volta in uno dei luoghi che amo di più, ovvero il pascolo di San Paolo in Alpe. Sono un po' indeciso perché non conosco bene i sentieri non tracciati e vorrei spingermi fino al Poggio della Gallona, per ammirare dall'alto l'invaso di Ridracoli, anche se parto da casa sapendo che probabilmente non sarà possibile compiere l'intero percorso. Mi basterebbe almeno ammirare qualche daino o magari un cervo, chiedendo un supplemento alla fortuna. Purtroppo però, nella mia veste di spergiuro, non posso pretendere tanto dal fato. Tradotto questo significa che di tracce ne vedremo tante, ma di animali in carne ed ossa nemmeno uno. Poco male, ho almeno il piacere di salire verso San Paolo in gradita compagnia, insieme ad un amico che non solo tiene il mio passo, ma viaggia anche più spedito di me. Non posso fare a meno di confrontare il compagno di giornata con gli altri amici che ho portato in precedenza su questi sentieri: le loro lamentele e il loro affanno sono solo un ricordo sfumato nel tempo. Andi sale come un camoscio e quando arriviamo al pascolo, dopo avere ammirato le meraviglie del paesaggio ed avere rivisitato i fatti storici legati a questo luogo, dobbiamo decidere come continuare la giornata. Quando dico ad Andi quale potrebbe essere la strada del rientro, al contrario di chi lo ha preceduto, mi rende felice con un deluso: "Ma se rientriamo già ora, facciamo un trekking da poco!" Queste sono le parole che voglio sentire. A questo punto gli dico che ci sarebbe un sentiero, che non ho mai percorso ma che ho visto in qualche sito amico, che corre intorno all'invaso e culmina su un poggio dal quale è ammirabile la diga di Ridracoli che Andi non ha mai visto. Spinto da questa prospettiva e dal desiderio di mettere un po' di chilometri nelle gambe, accetta la proposta e partiamo alla volta di Monte Grosso. Scopro con sorpresa che il sentiero, se pur non segnalato ufficialmente, è comodo e battuto. E' una bella passeggiata che ci permette di ammirare pascoli ancora in uso e antichi nuclei abitativi dai nomi pittoreschi: Fonte del Rospo, Le Pozzacchere, Ciriegiolino e Ciriegiolone. Qui la natura è aspra e lussureggiante e sono numerose le testimonianze della battaglia che l'uomo ha combattuto sino al dopoguerra per rendere produttive queste montagne. Giunti a metà strada dobbiamo accontentarci dello scorcio panoramico che ci ha permesso di vedere la diga in lontananza e, paghi della strada già percorsa, decidiamo di ritornare sui nostri passi per cercare di evitare l'acqua e soprattutto per raggiungere in tempo un'altra meta di giornata. Oggi infatti abbiamo deciso di concludere le nostre 5 ore di camminata mettendo le gambe sotto al tavolo: vogliamo andare a mangiare all'agriturismo Il Poderone. Appena riprendiamo la strada verso San Paolo veniamo raggiunti dal fronte temporalesco che avevamo ammirato sulle cime del passo della Calla. La pioggia cade impietosa e in pochi minuti, nonostante le protezioni, siamo fradici come pulcini. A pochi metri dal pascolo sentiamo un rombo impetuoso: è l'urlo del vento che ci aspetta all'alpeggio. Appena raggiungiamo lo scoperto veniamo investiti da un vento trasversale che ci impedisce di camminare diritti. Andi, giustamente, mi insulta e ironizza sulle mie capacità di interpretare le previsioni meteo e proseguiamo il cammino fra le vicendevoli risate di scherno. Giunti a Poggio Squilla la tempesta si placa, guardiamo l'orologio prima di avviarci lungo la discesa che ci riporterà a Case Fiumari dove abbiamo lasciato l'auto e valutiamo se riusciremo a raggiungere in tempo l'agriturismo. Davanti alla possibilità di un ritardo che farebbe saltare il pranzo, Andi si butta a capofitto nella foresta. Spinto dalla fame sembra un atleta di "downhill". Il ritmo che imprime ci permette di arrivare in tempo all'auto e al Poderone. Alle 13,15 ci sediamo a tavola stanchi, bagnati e affamati. L'accoglienza genuina e le mura antiche di questo luogo amico ci fanno sentire subito aria di casa, rendendo ancor più gustosi polenta, tagliatelle e coniglio in umido. E' proprio vero, solo l'amore per la montagna poteva portarci in questi luoghi in una giornata dal tempo così infame, ma questo amore è stato ancora una volta ampiamente corrisposto e la montagna ci ha fatto ancora dono di una giornata memorabile.
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Massimo
Massimo è sposato con Roberta ed è padre di 2 figli. Lavora tutti i giorni al computer e nel tempo libero scappa in montagna, il suo spazio libero fra foglie e nuvole. Archives
Agosto 2020
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