Questa volta non sono stati solo bramiti, ma c'è stato anche il tanto agoniato avvistamento. Mettiamo insieme una Band of Brothers che ha in mente un solo obiettivo: incontrare il re del bosco. Meeting point e quartier generale della spedizione è il mitico rifugio al Passo della Calla. Io, Paolo e Sandro arriviamo in una serata da lupi e troviamo il rifugio assediato dalla pioggia, ci rifugiamo all'interno dove Gabriele, Gianluca, Claudio e Giorgio hanno già provveduto a riscaldare il clima: nel camino scoppietta la brace e le prime salsicce "sudano" sulla griglia. La serata trascorre piacevolmente in un clima goliardico, ma io non riesco a smettere di pensare che gli amici delle previsioni meteo potrebbero avere sbagliato clamorosamente. L'idea di svegliarci mentre ancora piove ridurrebbe le probabilità di camminata e ne limiterebbe notevolmente il piacere. Con questo dubbio ci infiliamo dei sacchi e cerchiamo di guadagnare le energie riposando circa 4 ore. Usciti dal rifugio troviamo condizioni meteo accettabili: l'aria è pungente e siamo avvolti da nubi di umida foschia, ma l'assenza di pioggia rende piacevole il cammino. Anche il terreno non è particolarmente allentato e il sentiero regge bene sotto i nostri scarponi. Camminiamo fendendo il buio totale con le nostre lampade frontali ma scopriamo presto che la nostra follia trova compagnia: numerosi fungaioli iniziano la loro caccia alla medesima ora. Procediamo nel silenzio del bosco trovando conferma del fatto che anche i cervi dormono. Non appena all'orizzonte di stagliano le primissime luci dell'alba ci troviamo nel punto del bosco dove sapevamo avremmo avuto più probabilità di vedere gli animali ed i cervi non ci deludono iniziando il loro canto. Io sento i primi bramiti lontani e Gabriele scorge i primi daini in mezzo al bosco. È un crescendo rossiniano: mano a mano che aumenta la luce vediamo più animali e ascoltiamo più bramiti. Ad un certo punto il richiamo è così vicino che penso vedremo un cervo da un momento all'altro. Il sentiero taglia un versante scosceso e i bramiti vengono sia da monte che da valle: siamo circondati da cervi che reclamano la loro supremazia territoriale. Poco sotto scorgiamo un ampio pascolo e ci avviciniamo certi di trovarvi animali adagiati nell'ora più proprizia ma il nostro rumore li ha forse messi in fuga: al nostro arrivo troviamo solo silenzio, zolle risvoltate dai cinghiali e numerose deiezioni. Scorgiamo fra gli alberi una femmina ma nulla di più. La frustrazione è tanta e Gabriele mi accompagna quasi a forza lontano dal pascolo, come fossi un bambino che non vuole lasciare il parco giochi. Scendiamo ancora di quota sfiorando il paese a fondo valle. Camminiamo vicino ai campi coltivati delle case periferiche e la vegetazione cambia di nuovo. Mentre mi lamento per il passaggio troppo poco wild per i miei gusti, riprende il concerto e il suono risulta essere potente e ravvicinato. Dalla strada forestale vediamo sfilare fra gli alberi un autentico harem di 6 o 7 femmine seguite a ruota dal guardingo maschio adulto: si ferma e ci guarda. Sembra voglia sfidarci e tenerci lontano dal suo territorio. Sono pochi secondi, troppo pochi per una foto decente, poi si volta e spinge le compagne sul crinale. Claudio e Gabriele inseguono il branco, dietro di loro ci sono io e poco distante il resto del gruppo. Camminiamo arrancando su un terreno impervio facendo un rumore tremendo e costringendo il branco alla ritirata nella boscaglia. Non abbiamo visto il cervo in bella posa nel mezzo di una radura sgombra da ostacoli, ma ci accontentiamo di questo contatto anche se un po' vinti dal senso di colpa per avere profanato un luogo e un rituale antico quanto il mondo. Dopo tanta discesa la strada riprende a salire leggermente e c'è un nuovo cambio di vegetazione. Attraversiamo un castagneto fiabesco dove il ruscello canta una melodia dolce agli alberi che ballano contorcendosi verso il cielo. Se la faggeta sembra un puntaspilli e la pineta un porcospino, la foresta di castagni si contorce davanti ai nostri occhi quasi animandosi. Gli alberi più vecchi paiono boscaioli stanchi che risolgono il versante piegati dal peso e dagli anni. Ed anche in mezzo ai castagni risuona il grido bellicoso del cervo. Non l'ho mai sentito così vicino e potente. Si tratta certamente di un esemplare enorme, sembra un gorilla minaccioso. Purtroppo però la foresta è troppo impervia e il terreno troppo irregolare per tentare una nuova sortita. Completiamo la salita ed arriviamo al rifugio dell'Oia dove troviamo altri fungaioli e bikers. Ci sono due vie per tornare al passo: una lunga che taglia più volte la montagna in diagonale e l'altra più ripida e diretta. Avendo già circa 17 chilometri nelle gambe scegliamo la strada breve ma già alle prime rampe c'è selezione. Io incomincio a sentire i muscoli pizzicati dai crampi ed allora lascio andare il gruppo per evitare problemi. Salgo lento e senza fretta, scongiurando i crampi e raggiungendo la strada alta con pochi minuti di ritardo. Qui la via si fa facile e taglia il bosco come una lama di foglie. Il rifugio ci aspetta come una mamma ansiosa. Siamo stati via circa 8 ore, è tempo di tornare a casa stanchi e soddisfatti con il nostro bottino di emozioni e di ricordi. Clicca per vedere il foto report di Gabriele
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La montagna è fatta di stagioni e rituali ciclici e tradizionali. Da alcuni anni per me non esiste appuntamento più atteso ed imprescindibile del richiamo evocativo del bramito. Quando arriva settembre è come se i cervi mi chiamassero nel bosco con il loro possente muggito fatto di toni bassi intercalati da tonanti sonorità. Quest'anno ho in programma due appuntamenti e, come sempre, la confessata speranza di avvistare il re della foresta. Salgo in auto alle 7,30 del mattino in compagnia di carissimi amici che non hanno mai vissuto questa esperienza: si tratta delle coppie Marco-Iulia ed Enzo-Concetta. La passione che ci unisce alimenta una convivialità che rende gradevole il viaggio di avvicinamento al teatro dove anche oggi la natura metterà in scena il suo spettacolo. A causa di un infortunio Concetta mi chiede di organizzare un percorso leggero, non troppo lungo e con un ragionevole dislivello. Scelgo il sentiero che a mio avviso si addice maggiormente alle sue richieste e percorriamo l'anello della Linea Gotica che, a parte un paio di semplici strappi, si dipana nel bosco prevalentemente pianeggiante. Tento di condividere con il gruppo le curiosità storiche dell'anello ma ottengo in cambio solo evasive risposte di circostanza: la storia della Seconda Guerra non è la loro principale passione e oggi comunque tutto passa in secondo piano. Ciò che desiderano davvero è vedere i cervi. Io so bene che la cosa è piuttosto difficile, avendo collezionato tante delusioni, ma so che è altrettanto facile udire almeno i loro potenti bramiti. Sul crinale alto c'è un silenzio assordante: dove sono finiti i cervi? Proprio mentre inizio a lamentarmi ad alta voce incominciamo a sentire in lontananza i lamenti di qualche maschio. I suoni trasportati dal vento non sono distinti e svelano una certezza: chi li sta emettendo si trova a considerevolmente distanza. Quando arriviamo al bivio che potrebbe chiudere il breve anello della Linea Gotica sale però da fondo valle un richiamo più distinto e potente: sono almeno due maschi che rivaleggiano contendendosi e rivendicando la supremazia territoriale. Sembra una rissa fra bulli e restiamo fermi per alcuni minuti, muti spettatori di un concerto antico quanto il mondo. L'episodio restituisce entusiasmo e, quando propongo di proseguire, il gruppo accetta compatto. Proseguiamo verso Croce Gaggi fra fotografie di funghi, ammirando il nuovo foliage autunnale, gustando cantucci al bergamotto, parlando di cibo e viaggi, ammirando i colori del bosco con lo sguardo perso fra rami dipinti su una tela blu e ascolando il canto di battaglia degli ungulati a fondo valle. È una bellissima giornata di primo autunno, il cielo è sgombro e i bramiti spazzano lontano anche le nuvole. Il tiepido sole di fine settembre scalda il cuore e scioglie problemi ed ansie come rugiada sul prato, facendomi dimenticare per poche ore chi sono. Oggi sono una creatura del bosco, oggi sono un tassello di un puzzle in questi boschi antichi, oggi sono fratello dei cervi, oggi sono spettatore e attore, oggi sono padrone ed ospite di queste foreste. I cervi non sono più animali ma druidi che gridano al vento la loro formula magica ed io sono vittima rapita ed affascinata dal loro incantesimo. Oggi il domani sembra così lontano, incastrato fra le note di questi bramiti e il mondo si ribalta in un sottosopra aulico. Sotto i miei piedi c'è il cielo e sopra la mia testa le foglie. Il falso si ammanta di vero ed il vero si veste di bugia. Domani verrà e spezzerà questo incantesimo ma oggi nell'aria c'è così tanta magia che sembra che il domani non verrà mai. Le bellissime foto di Iulia
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Massimo
Massimo è sposato con Roberta ed è padre di 2 figli. Lavora tutti i giorni al computer e nel tempo libero scappa in montagna, il suo spazio libero fra foglie e nuvole. Archives
Agosto 2020
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