"Quando chiama la foresta" potrebbe essere il titolo di un B-movie horror, oppure sembrerebbe scimmiottare il noto romanzo di Jack London. In realtà è un titolo che esprime i sentimenti che muovono i miei passi verso il bosco ed animano la decisione di unirmi agli amici per questa escursione di fine ottobre. Il lavoro e gli impegni nell'ultimo periodo mi hanno tenuto lontano dai boschi e quest'anno mi sono perso anche l'ascolto dei bramiti. Seduto al computer vedo foto di altri escursionisti che testimoniano l'intensa attività di flora e fauna: daini che combattono, lupi catturati dalle fototrappole, foto di cervi in posa plastica che bramiscono come fotomodelli in passerella, panorami mozzafiato e foliage in piena attività: foglie caduche poggiate al suolo con sapiente maestria, cascatelle e lame di luce a incorniciare ritratti d'autore. Non resisto. La foresta mi sta chiamando, devo andare anche io ad ammirarla in questa che considero essere senza dubbio la più bella stagione: il bosco avvolto nella nebbia mi richiama come un ventre materno, l'odore del muschio è odore di casa, il rumore delle foglie secche una sinfonia che accompagna il camminatore. Non posso stare lontano da tutto questo. È un caldo autunno e, dimenticando la gravità del surriscaldamento globale, ci avventuriamo lungo il sentiero godendoci la camminata in questo bosco che, grazie al primo sole, esplode di colori. Se non fosse per gli spari dei cacciatori, taglieremmo il ventre molle della foresta nel silenzio religioso che meritano questi luoghi. Oggi faremo tappa a La Verna, e non redo sia un caso che Francesco abbia scelto di ritirarsi per un tempo in queste forre circondate da alberi contorti ricoperti di muschio. La foresta intorno al monastero sembra una immensa chiesa costruita dal più grande degli architetti, e non servono altari o candelabri per sentire la presenza di Dio. Basta isolarsi un poco per sentire la sua voce gentile nel sussurro delle foglie. Forse è una giornata troppo bella per arrivare al santuario: troppo sole, troppo azzurro nel cielo e troppo caldo rubano poesia a questo climax che altrimenti sarebbe da Nome della Rosa. Le campane rompono la quiete e salutano il nostro arrivo. Lasciando questo luogo di preghiera e meditazione cerchiamo di ritornare nel bosco, ma l'incantesimo della foresta sembra svanito: troppe persone e troppo asfalto. La foresta mi ha chiamato ed ho risposto. Mi sono lasciato coccolare dalle sue braccia fatte di rami nodosi annusando il suo scialle di foglie dai mille colori, ora però è tornato il momento di tornare nel grigiore della realtà, il regno del vuoto dove il bimbo non sogna e l'adulto non prega.
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Massimo
Massimo è sposato con Roberta ed è padre di 2 figli. Lavora tutti i giorni al computer e nel tempo libero scappa in montagna, il suo spazio libero fra foglie e nuvole. Archives
Agosto 2020
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