Dopo due escursioni in solitaria mi farebbe piacere un trek in compagnia e, complice l'avvicinarsi della fine della scuola, riesco a coinvolgere Roberta, Valentina e la famiglia di Federico al gran completo, cane incluso. Manca solo mio figlio ed è una grande assenza, ma gli ultimi giorni per uno studente delle Superiori sono troppo importanti per mancare. L'itineraio è un piccolo anello da Case Fiumari a San Paolo e ritorno.
Raggiungiamo Case Fiumari e, lasciata l'auto, imbocchiamo lo stradello che porta al fiume poco più a valle. All'auto ho dovuto lasciare la mia macchina fotografica perché il tempo non promette nulla di buono e non voglio giocarmi la mia fedele D90. Si rivelerà una buona scelta, perché prenderemo un po' d'acqua, ma mi pentirò per una straordinaria foto mancata. Ci aspettano 3 km in salita e perdiamo presto il gruppo dei vecchietti: Roberta e Federico rimangono indietro parlando male di me e della mia passione per la montagna; per l'ennesima volta giurano che questa è anche l'ultima che mi seguono su queste strade. I ragazzi faticano, ma salgono senza troppi problemi. L'ultimo strappo è particolarmente poco agevole: una strada antica, parzialmente interrotta da una frana recente. Superato l'ostacolo troviamo il cimitero dell'antica comunità di San Paolo; lo stanno restaurando e la cosa incuriosisce molto i ragazzi. Pochi metri dopo, parzialmente nascosta fra gli alberi, ecco la chiesetta distrutta nai nazisti. L'atmosfera è da villaggio fantasma e i ragazzi vogliono conoscere la storia di questo luogo. Ci raggiungono anche i genitori e, sotto le frasche, rievoco la storia di San Paolo e la battaglia di Biserno. Non si può non rimanere affascinati dal nostro retaggio. Ci sediamo per il pranzo, sotto il grande albero vicino al casale diroccato e il cane di Federico abbaia alle mucche: ne contiamo ben 19 dentro il recinto e, mentre tutti le guardano, mi volto verso il pascolo e ne vedo altre con la coda dell'occhio. Poi penso: accidenti quanto sono magre queste mucche. In una frazione di secondo comprendo che la coda dell'occhio mi ha tratto in inganno: non sono mucche, ma ben 7 femmine di daino! Almeno penso che siano femmine, perché non vedo le corna. La cosa sorprendente è il loro atteggiamento: non ci temono. Camminiamo sul sentiero e quando ci avviciniamo non scappano, come mi sarei aspettato, ma continuano a brucare tenendoci d'occhio e mantenendosi a distanza di sicurezza. Questo ci permette di camminare per lunghi minuti in loro compagnia. Che emozione vedere questi bellissimi animali pascolare liberi, a pochi metri da noi. La discesa verso case Fiumari è meravigliosa, ma i miei occhi si sono già riempiti della scena più bella. Che peccato non avere portato la macchina fotografica. Uno scatto mancato che forse non avrò più l'opportunità di fare. Mi riprometto di non venire mai più senza macchina fotografica, almeno la mia piccola compatta.
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Il lago di Ridracoli dal sentiero di Cà di Sopra. Ho sentito dire che la diga era così piena, poche settimane fa, che è stata fatta tracimare. Mi sono perso lo spettacolo della cascata, ma non voglio perdermi lo spettacolo della diga colma. Parto dal caseggiato antico e punto su Pratalino, 6 km per raggiungere quasi 1000 metri. E' il terzo sabato consecutivo che riesco a fare trekking, un record per il quale devo ringraziare mia moglie che rimane da sola, a guardia del castello. Salgo che è un piacere; sono ben allenato, anche perché il tempo primaverile mi concede la possibilità di camminare ogni giorno per 3-4 km durante la pausa pranzo. E' un piacere sentirsi così in forma. Salgo fra boschi, pianori ed antiche abitazioni diroccate; la storia della montagna di Ridracoli non è diversa da quella di San Paolo o da tanti altri antichi insediamenti urbani di montagna. La gente ha abbandonato questi luoghi per cercare fortuna in città; ora lentamente i nipoti stanno percorrendo lo stesso sentiero, a marcia inversa. Arrivato alla "cima Coppi" decido di fare una deviazione e allungo il percorso di oltre un chilometro per andare a vedere Casanova dell'Alpe; è una meraviglia e mi ricorda la vicina San Paolo: un panorama meraviglioso sulla foresta della Lama. Casanova non è stata distrutta, anzi oggi ha subito dei restauri ed è in ottime condizioni anche la Chiesa. A Casanova incontro un biker che viene da San Piero in Bagno; chiacchieriamo un po' dei nostri percorsi e ci lasciamo convenendo su un punto: abbiamo dei posti meravigliosi. La discesa verso Cà di Sopra è un'autentica picchiata e non invidio la coppia che incontro e che va nel senso opposto al mio. Pausa pranzo a Cà di Sopra e visita alla diga. Vederla così piena di acqua è uno spetacolo che scalda il cuore. L'acqua è vita. Dalla diga a Ridracoli non c'è una strada alternativa a quella asfaltata; la cosa non mi piace, ma non posso scegliere. Tre chilometri di noia, vinti grazie al mio fedele MP3: cuffiette e una puntata di RadioDue SuperMax. L'antico ponte in pietra di Ridracoli. Ridracoli non esiste più. Oggi è una località famosa per la sua imponente diga, che abbevera tutta la Romagna, ma il paese di un tempo è un fantasma in mezzo al verde. Parto dal vecchio caseggiato e mi incammino su un sentiero sterrato e pietroso, poco bello per i miei gusti. Appena entro nel bosco sento un rumore poco distante. In queste montagne non sai mai chi puoi incontrare ed io sono un camminatore prudente; sbatto due volte i miei bastoncini per fare sentire la mia presenza e sento il rumore di un galoppo: sbucano dalla boscaglia 4 cerbiatti, che attraversano di corsa, e in fila indiana, un prato aperto. Si fermano al margine della boscaglia e restano qualche secondo all'ombra. Vorrei fotografarli, ma sono più rapidi di me e scappano nel bosco. E' stato comunque un incontro suggestivo. Nell'ombra l'assassino? A proposito di cerbiatti che corrono felici fra i prati, poco dopo trovo il teschio di un animale. Quale animale sia non ne ho idea, le mie competenze di etologo sono troppo limitate. Scatto una foto senza pretese e, solo al ritorno a casa, mi accorgo di un insolito particolare: il teschio proietta un'ombra e nell'ombra mi pare di vedere la sagoma del muso di un lupo. Che sia l'ombra dell'assassino? Proseguo in salita incontrando ruderi di antichi caseggiati: Valdoppia, Case Ronconi, Casette. Testimonianze di un passato, non troppo lontano, in cui l'uomo abitava questi boschi vivendo di allevamento, pastorizia e altre attività che oggi non garantiscono più il sostentamento. La fatica è tanta, la salità a San Paolo è lunga quasi 7 km e forse non sono anora abbastanza allenato. Non ho mai fatto tanta fatica. Mi siedo su una roccia per riposare e sento il rumore di un biker in discesa. Va molto piano perché la discesa è ripida, quindi ho il tempo di chiedergli quanto manca a San Paolo. Quando mi dice 2/300 metri mi rianimo e li faccio di slancio. Non sono ben preparato a cosa mi attende. San Paolo è una graditissima sorpresa. L'alpeggio è bellissimo e la vista che si gode tutto attorno mi emoziona. Chiamo subito Roberta al telefono perché mi dispiace che lei non sia qui con me, a godere di questo momento. Tutta la fatica è stata ripagata. Qui trovo l'antico casale diroccato e la storia ruba il posto alla natura. Nell'estate del 1943 San Paolo venne scelta come base partigiana e l'alpeggio a 1000 metri, divenne un campo di lancio per i rifornimenti degli alleati. Quando i tedeschi, di stanza a Biserno, si accorsero del traffico aereo notturno, decisero di attaccare San Paolo. A Biserno 12 partigiani scelsero di donare le loro giovani vite per rallentare l'avanzata tedesca e permettere ai compagni di organizzare una difesa e poi darsi alla macchia. Sconfitti i partigiani, i tedeschi distrussero quanto trovarono a San Paolo, per rappresaglia. Una storia commovente di coraggio e sacrificio, che rende ancora più emozionante il mio trek. Queste montagne hanno tanto da dare e tanto da raccontare. Finalmente la stagione lo consente, si torna a fare trekking!
E' stato un inverno lungo, piovoso e denso di impegni che mi hanno tenuto lontano dai miei monti, ma oggi sarà una giornata meravigliosa. Me lo sento e in più ho visto le previsioni, sono buonissime, forse ci sarà qualche rada nuvoletta, ma a parte questo sarà una giornata meravigliosa. L'ho già scritto che sarà una giornata meravigliosa? In effetti alla partenza da Rimini il tempo è molto bello: caldo, ma senza afa, l'ideale per un bel trek primaverile. Più ci avviciniamo alla meta e più aumentano le nuvole. Ovviamente sono nuvole di passaggio. Sono tante, coprono il cielo, ma sono di passaggio. E poi le previsioni sono buone e sarà una giornata meravigliosa. Ripetere il mantra non aiuta. Ho scelto lo stesso trek leggero dello scorso agosto. Oggi c'è la Vally, Roberta, Miriam ed anche Andi e Valentina con la loro bimba e non si può fare troppa strada. Mancano pochi metri al parcheggio di Camaldoli e inizia a piovere. Anche nel parcheggio, fra lo scherno di familiari e amici, mentre piove, continuo a dire che le previsioni sono buone. La pioggia smette e decidiamo di incamminarci. Le mie previsioni sono giuste e il tempo migliora. Decido di lasciare la macchina fotografica in auto però, per sicurezza. Si rivelerà una saggia decisione. Mentre saliamo verso il rifugio Cotozzo e mi ripeto che sarà una giornata meravigliosa, cessa di filtrare il sole fra i rami e riprende a minacciare pioggia. Andi, per confortarmi, mi racconta un episodio personale, un'occasione nella quale venne ascoltata una sua preghiera e riuscì a tornare a casa in tempo per evitare un brutto temporale. Mi porta testimonianza sulla potenza della preghiera. Io non voglio dissacrare il valore della sua esperienza, ma proprio alla fine della sua invocazione inizia a piovere. Proseguiamo il cammino, non abbiamo scelta. Superato rifugio Cotozzo il tempo migliora leggermente e Andi riprende a condividere con tutti la sua testimonianza della preghiera. Riprende a piovere. Mentre lo ascolto con un po' di scietticismo, la pioggia aumenta. Inizio a pensare che la mia mancanza di fede sia più forte della sua preghiera! Andi mi sembra uno sciamano che evoca l'acqua, anziché respingerla. Altri metri e la pioggia battente diventa grandine! Grandine a maggio. Cerchiamo di ripararci come possiamo, soprattutto cerchiamo di proteggere i bambini, ma siamo bagnati fino alle mutande. Arriviamo fradici all'eremo e Roberta osa chiedere un passaggio a una coppia, per recuperare l'auto; altrimenti avremmo dovuto fare altri 3 km sotto l'acqua. Tutti si voltano verso Andi e gli chiedono: "Andi, basta preghiere, grazie." |
Massimo
Massimo è sposato con Roberta ed è padre di 2 figli. Lavora tutti i giorni al computer e nel tempo libero scappa in montagna, il suo spazio libero fra foglie e nuvole. Archives
Agosto 2020
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