"E la chiamano estate", cantava il Califfo anni fa. In effetti questa strana stagione di mezzo è davvero difficile chiamarla estate, sospesa com'è fra inverno e primavera, così carica di violenti acquazzoni e con costanti e sconfortanti report meteo su temperature sempre sotto la media stagionale. Dopo esserci giocati tutta la primavera, che quest'anno ha completamente marcato visita, anche l'estate 2013 non vuole partire veramente, come un vecchio Garelli scarburato. In questo contesto climatico piuttosto infame, mi sono perso pavidamente l'occasione di fare un'uscita sabato scorso, ma oggi ho deciso di uscire a prescindere. Sotto la Lama, sullo sfondo Ridracoli. Stanco di appelli nel vuoto, invito solo il fido Andi e, quando anche lui non risponde, mi accingo ad uscire in solitaria, spinto da tanta voglia di montagna e con in tasca l'inseparabile lettore mp3. Proprio in zona Cesarini ricevo una telefonata da Andi, il quale mi fa una graditissima sorpresa e, liberatosi da un impegno, si unisce a me. Freschi e vispi lasciamo casa alle 6,30 del mattino, ansiosi di raggiungere la meta quotidiana. Io scrivo "passione", qualcuno leggerà "follia". De gustibus non est disputandum. Oggi ho "rubato" l'anello 568 agli amici dell'associazione ID3King, che mi permetterà di raggiungere un luogo magico che amo moltissimo, passando per sentieri che ho percorso solo in parte in passato. La tappa clou infatti è la Foresta della Lama, lussureggiante pianoro boschivo a 700 metri, una delle perle verdi del Parco, circondata da monti che la sovrastano e proteggono. Partenza classica dal parcheggio del rifugio Fangacci, con prima destinazione monte Penna. La salita è facile e la temperatura gradevole; in breve ci troviamo ai piedi della cima, dalla quale potremo ammirare un panorama mozzafiato. Giunti al punto belvedere la vista si spalanca improvvisa ai nostri occhi, con le piante a fare da sipario naturale. Mi volto e dico al mio compagno di viaggio: "Andi, ringraziami". Alla nostra sinistra c'è il crinale che porta da Prato alla Penna al passo della Calla; a destra vediamo Poggio allo Spillo, che con i suoi 1450 metri s.l.m. costituisce la cima Coppi di giornata. Al centro, sotto di noi, un tappeto fitto di alberi: la Foresta della Lama. Più lontano possiamo ammirare il bacino traboccante della diga di Ridracoli. Andi al Passo della Crocina. E' la terza volta che vengo in questo posto, ma non mi era mai stato fatto il dono di un cielo così terso; la giornata è così limpida che mi sembra di non avere mai visto prima questo panorama incantevole. Avevo mostrato ad Andi il percorso sulla carta, ma da questo punto privilegiato ho la possibilità di indicargli dove andremo; rimane impressionato nel vedere quanta strada faremo e, soprattutto, quanto dislivello dovremo affrontare. In effetti la strega sembra molto più brutta di quanto non sia in realtà: la salita verso il Poggio non ci affatica e non percorriamo un metro senza chiacchierare. Il lato negativo è che, con il nostro vociare, spaventiamo la fauna locale, ma quello positivo è che raggiungiamo le tappe senza sentire la fatica, godendo della reciproca compagnia. Con Andi la conversazione spazia su vari argomenti, dal sacro al profano, ed alterniamo dialoghi seriosi a grandi risate. Facciamo la prima vera sosta al Passo della Crocina, il tempo di scattare qualche foto rituale, due chiacchiere con dei bikers di passaggio e ci rimettiamo gli zaini in spalla per affrontare la ripida discesa che ci porterà nel cuore della foresta. La Chiesa della Lama, luogo di raccoglimento. Giungiamo ai tavoli della Lama proprio all'ora di pranzo. Insisto per visitare il ristrutturato e delizioso rifugio Tigliè, e l'altrettanto ristrutturata e deliziosa chiesetta della Lama, che dal 1958 sorge come un fiore in mezzo al prato. Il panorama e l'architettura la fanno sembrare una chiesa alpina: tetto spiovente, finestrone a croce, campana esterna, giornata soleggiata: tutto perfetto. Ci fermiamo a mangiare un paio di cacciatorini di cinghiale con il pane, la mia consueta banana per restituire potassio ai muscoli e ripartiamo. Ci mancano solo 3,5 km ma so' che saranno quelli più impegnativi, considerata la strada che abbiamo accumulato nelle gambe e, soprattutto, i 2,5 km in ripida salita che ci riporteranno dai 700 ai 1200 metri s.l.m. del Passo Fangacci. Il primo tratto è sempre quello più impegnativo, ripidissimo e taglia gambe. Saliamo quasi senza soste e, quando stiamo per giungere al ponte di legno che scavalca il fosso degli Scalandrini, ci sbarra il cammino una frana spettacolare. Da monte a valle si è staccato una masso di dimensioni impressionanti che, dopo avere lasciato schegge e frammenti sul suo cammino, è stato bloccato da un albero, a pochi metri da un bel tuffo nel fosso. Per fortuna non ha deciso di cambiare sede durante il nostro passaggio. Scavalcato il fosso pensiamo di avere fatto il grosso della fatica, ma la foresta ci smentisce: le precipitazioni abbondanti degli ultimi mesi ci hanno lasciato in eredità un numero incredibile di tronchi abbattuti sul sentiero e un fango di 10 centimetri che rallenta il nostro cammino, rendendo interminabile l'ultimo chilometro. La vista del rifugio sembra un miraggio e, per rammentarci che questa strana estate sarà più strana del solito, inizia pure a piovere….
1 Commento
|
Massimo
Massimo è sposato con Roberta ed è padre di 2 figli. Lavora tutti i giorni al computer e nel tempo libero scappa in montagna, il suo spazio libero fra foglie e nuvole. Archives
Agosto 2020
|