Da quanti anni volevo partecipare al Censimento al bramito del Cervo nelle Foreste Casentinesi? Dal tempo in cui me ne parlò un vecchio amico, il quale collaborava con la Forestale per censire i cervi quando ancora non venivano coinvolti i volontari, come accade oggi. Quest'anno ho fatto carte false pur di realizzare questo desiderio. Giovedì dopo pranzo lascio i miei colleghi (ignari della mia destinazione perché mi prenderebbero per pazzo...) e raggiungo Badia Prataglia .
Alle 18 in punto mi presento al luogo di incontro, pieno di entusiasmo ma privo di informazioni. Sul posto trovo una cordialissima coppia romana che mi darà qualche delucidazione su ciò che mi attende. Affidato ad un tutor esperto vengo lasciato dalla Guardia Forestale in un punto lungo la strada che collega Cancellino alla Lama. Anche solo salire su un mezzo della GFS è per me un'emozione. Mi sento sciocco, come un bimbo in un parco giochi con un sorriso ebete stampato sul volto, ma non posso frenare la mia emozione. Il censimento avviene segnalando su un modulo quantità, direzione e distanza dei bramiti ascoltati. Ci si affida solo alla bussola, all'udito e alla valutazione personale. Ritrovarsi al buio nella foresta, intravedendo le stelle fra i rami ascoltando i mille suoni del bosco, è un'esperienza senza prezzo. Quando sono stato assegnato alla Lama ho avuto un tuffo al cuore: mi sono innamorato dei boschi proprio quando mi portarono in questo luogo quand'ero bambino e l'assegnazione è un dono del fato. Scopro poi di essere doppiamente fortunato perché nel Parco questo è uno dei luoghi con maggiore attività. In effetti iniziamo a sentire bramiti ancor prima dell'avvio ufficiale del censimento e per tutta la durata (dalle 20 alle 23) è un continuo concerto di muggiti poderosi e gutturali. Il bramito è un suono quasi inquietante, a causa della sua potenza, ed entra nel cuore prima che nelle orecchie. Sembra l'affermazione di sovranità del re di queste foreste. Il silenzio, il buio e la suggestione del luogo amplificano il senso di maestosià del suono. Il giorno successivo colgo l'occasione di trovarmi sul posto per fare un percorso in solitaria. La sera precedente ho cercato di ottenere informazioni chiedendo a cacciatori e forestali dove potrei incontrare i cervi. Con mio disappunto mi sento sciorinare tutti luoghi che conosco e dove, al contrario, non ho mai incontrato l'ungulato. Avrei preferito sentire nominare località a me ignote. Decido di partire da Camaldoli per risalire il castagneto che costeggia Metaleto e, dopo poco, incontro cinque femmine. Inizialmente penso si tratti di daini, ma verifico e identifico dalla colorazione del manto e dalla chiazza posteriore che si tratta proprio di cervi. Niente maschi però. Proseguo fino al rifugio Secchieta (in fase di restauro) e lungo il sentiero che porta a Croce Gaggi, direzione Asqua sul versante toscano, sento numerosi bramiti. Cerco di appostarmi ed avvicinarmi all'origine dei suoni, ma fallisco ancora l'incontro. Abbandono il tentativo e mi dirigo all'eremo. La giornata è tiepida e mi fermo a lungo al sole. Questo è contrario alle mie abitudini, ma oggi è un giorno diverso e speciale: mi sono preso due giorni tutti per me e posso godermi la foresta senza patemi e corse contro il tempo. Quale migliore luogo per sostare se non questo antico monastero dove l'uomo ha da tempo abbandonato il conto dei giorni? La sintonia dell'eremo con la foresta che lo ammanta sembra la relazione sentimentale fra due amanti fedeli. Alla sera torno al meeting point e, anche se cambia location e compagnia, non cambia la magia dell'esperienza. Anzi, se possibile, la seconda sera è anche migliore della prima: il tempo è migliorato, il vento è quasi assente, la posizione ottima e la compagnia gradevole. Anche questa sera i cervi sono in grande spolvero e siamo quasi sempre impegnati a censire i loro richiami amorosi. Siamo in un punto scoperto al limitare della foresta e, nelle pause, alzo gli occhi al cielo per ammirare una stellata che non avevo mai visto prima. Sembra la tenda di un grande circo e, insieme ai cervi assoluti protagonisti, mi sento parte di uno spettacolo inscenato da madre natura, uno spettacolo che puntualmente si ripete da sempre, uno spettacolo nel quale quest'anno anch'io ho avuto un piccolo ruolo. Tornerò al lavoro, tornerò al quotidiano e nessuno vorrà ascoltare il mio racconto. Chi è così pazzo da sprecare due giorni di ferie per registrare su un modulo degli strani versi, al freddo e al buio in mezzo al bosco? Sorrido con chi non mi comprende e di chi non mi comprende: questione di feeling, cantava qualcuno. Non si possono infondere le emozioni ed io non cercherò di farlo. Continuerò ad andare in giro con quel sorriso ebete e puerile, sicuro di non avere sprecato del tempo ma di avere nutrito la mia anima del cibo di cui ogni anima è più ghiotta: sensazioni, emozioni ed evocazioni.
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Massimo
Massimo è sposato con Roberta ed è padre di 2 figli. Lavora tutti i giorni al computer e nel tempo libero scappa in montagna, il suo spazio libero fra foglie e nuvole. Archives
Agosto 2020
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