Siamo finalmente giunti al tradizionale appuntamento annuale con il richiamo della foresta. È uno dei momenti più attesi per il sottoscritto ed aumenta il numero dei fans del bramito, anche fra le Piadine Randagie. Lancio la proposta e Gabriele si affretta ad organizzare: affittiamo il rifugio CAI Fangacci per una epica notturna. Giungo all'appuntamento piuttosto in affanno: dopo lunghe e complesse traversie professionali sono recentemente approdato ad una nuova azienda e mi sembra di essere entrato in un tritacarne: nuovi colleghi, nuove dinamiche, tante cose da imparare. Non ho proprio il tempo e la testa per pensare ad altro. Sono molto stanco a causa del lavoro e sono completamente impreparato fisicamente; non contribuisco affatto all'organizzazione e mi affido a Gabriele che svolge come sempre con diligenza e passione il ruolo di planner e a Gianluca che, coadiuvato da Giorgia, provvede ad acquistare e preparare il cibo per la truppa. Scrocco anche un passaggio in macchina a Claudio e insieme a Paolo arriviamo al rifugio alle 20 circa, dove troviamo i tre già citati che hanno acceso il fuoco e sono a buon punto con la preparazione della cena. Il tempo di attendere l'arrivo del ritardatario Giorgio e, a gruppo riunito, ci mettiamo a tavola per consumare salsiccie alla griglia e un'ottima fagiolata. Quest'ultima (fin troppo buona) non si rivelerà una buona idea.... Per smaltire la cena decidiamo di percorrere un breve tratto di sentiero e, dopo poco, incominciamo a sentire numerosi bramiti salire dalla Foresta della Lama, un luogo tanto amato dagli uomini quanto dai cervi. Non riesco a spiegarne il motivo, ma sono vinto dal suono selvaggio ed ancestrale di questo rituale antico quanto il mondo. I cervi hanno un timer genetico che impone loro il desiderio riproduttivo in questa precisa finestra temporale. Ogni anno nel periodo estivo scelgono e segnano il territorio e, a cavallo fra settembre e ottobre, alzano al cielo il loro potente grido per rivendicare la supremazia territoriale e per avvisare i concorrenti della loro presenza e della loro potenza. Si dimostrano più saggi degli esseri umani e usano questo grido di battaglia per risolvere buona parte delle contese; solo come extrema ratio usano il combattimento per determinare chi avrà diritto all'accoppiamento. Il bramito è un suono gutturale che si leva lungo e potente scuotendo la foresta per chilometri. A causa del buio fitto non sarebbe necessario, ma sento il bisogno di chiudere gli occhi per ascoltare ancora meglio il grido di guerra del vero re di queste foreste. Le note basse mi entrano nell'animo e attraverso questa sonora manifestazione di forza cerco di mettermi in contatto con la natura che mi circonda. L'esperimento è parzialmente frustrato dal clima goliardico del gruppo, alimentato dalle tre bottiglie di vino che gli amici si sono bevuti a tavola ed anche dai devastanti effetti flatulenti della fagiolata di cui sopra... Dopo un breve sonno ristoratore ci alziamo e riprendiamo il medesimo sentiero quando mancano pochi minuti alle 5. Procediamo nel buio pesto fendendo la notte con poche lame di luce. Il buio è un amplificatore del fascino della foresta. Mentre cammino rifletto sulle parola del salmista: "La tua parola è una lampada al mio piede e una luce sul mio sentiero." Questa escursione notturna non è poi tanto diversa dal cammino della vita. Procedo nelle tenebre alla ricerca di un incontro, di una chimera. Mi è concesso il privilegio di vedere solo pochi passi avanti a me, per il resto mi circonda il buio. L'unica certezza è solo il prossimo passo, perché il secondo e il terzo si perdono in un grigio che diventa presto nero. Ho proprio bisogno di questa lampada e mi sento grato perché, tanto questa notte quanto nella vita, ne ho una potente che rischiara il mio sentiero. Ogni tanto sentiamo dei rumori, ma quando illuminiamo troviamo solo alberi muti. Di tanto in tanto riusciamo a vedere dei punti luminosi nella lotte, come lucciole che giocano prendendosi gioco del nostro desiderio di profanare un regno che non ci appartiene: sono scoiattoli, volpi, certamente qualche daino. Quando giungiamo alla Lama albeggia, mettiamo via le torce e cerchiamo di avvicinarci al pascolo in silenzio. Camminiamo però su un tappeto di foglie ed il suono che produciamo è un frastuono per le orecchie sensibili degli ungulati: vediamo un cinghiale ed alcuni daini in fuga. Probabilmente abbiamo disturbato il loro ultimo sonno. Ci sediamo delusi ai tavoli di legno e, mentre consumiamo una colazione frugale incomincia il concerto dei cervi. I bramiti rimbalzano da Sasso Frattino al versante che sale al Passo Bertesca. Difficile dire quanti siano e soprattutto a quale distanza di trovino. Quando ne identifichiamo uno particolarmente vicino tentiamo una sortita fuori pista ma non ci riesce nulla di meglio che intravedere un daino maschio in fuga nel fitto della foresta. Il rientro lungo la salita spacca gambe del fosso degli Scalandrini è un po' mesto a causa dell'insuccesso della spedizione. Per consolarci chiudiamo in bellezza con la mitica schiacciata ai porcini del Bar Vittoria di Badia Prataglia. Anche se è stata una bella esperienza, abbiamo trascorso una bella serata, siamo stati in ottima compagnia, abbiamo ascoltato tanti bramiti ed abbiamo visto qualche animale, rimane comunque l'amaro in bocca di chi ha partecipato ad una festa senza incontrare il festeggiato.
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Massimo
Massimo è sposato con Roberta ed è padre di 2 figli. Lavora tutti i giorni al computer e nel tempo libero scappa in montagna, il suo spazio libero fra foglie e nuvole. Archives
Agosto 2020
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