È cambiata la mia vita. Ancora difficile dire se per il peggio o per il meglio, ma certamente è cambiata. Vicissitudini professionali che tralascio hanno mutato enormemente le mie abitudini, relegandomi in un luogo lontano dalle mie amate montagne. Ho pagato un tributo alto in termini di equilibrio sia fisico che emotivo e mi aggrappo proprio alle amate montagne per ritrovare quell'equilibrio. La montagna come terapia, la montagna come archetipo, la montagna come simulacro del percorso di vita. Con questo approccio mentale mi impongo un sabato in compagnia di amici cari a sudare lungo salite molto più facili di quelle che messer Destino ha ironicamente posto sul mio percorso, pertanto mi costringo ad accettare l'invito dell'infaticabile Gabriele, anima ed essenza delle Piadine Randagie. Gabriele sta alle PR come lo strutto sta alla piada: non se ne potrebbe fare senza. Gabriele non è il nostro Presidente, altresì il nostro strutto. Gabriele sei un grandissimo strutto! Inizialmente sono state scelte quelle terre marchigiane che tanto non amo, ma oggi il dove per me è subordinato al cosa. L'importante non è dove andare ma andare. Ne ho bisogno come si ha bisogno dell'aria e dell'acqua, per cercare di nascondere un disagio che non riesco a celare nemmeno a me stesso. Le previsioni mi sono amiche e il giro viene dirottato in terra casentinese, per un anello a bassa quota che parte dal campeggio di Corniolo. Il primo tratto non è affatto bello: si cammina sull'asfalto lambendo caseggiati moderni in un contesto panoramico di scarso pathos. Non appena si imbocca il sentiero però avverto un cambio di climax. Siamo a circa quota 700/800 metri e la vegetazione ci avvolge offrendo una variabile botanica veramente apprezzabile. Forse non è un caso che in questi luoghi abbia sede il Centro Botanico di Valbonella, che incontreremo verso la fine dell'anello. Non sono un esperto ma apprezzo le variazioni cromatiche, il mutamento dell'orizzonte e dello scenario. La foresta cambia davanti ai nostri occhi come il fondale di un teatro: siamo attori che calpestano un palco fatto di foglie e sassi, ci muoviamo sullo sfondo di quinte cangianti. Ora è salita, ora è discesa, ora è cammino aperto, ora è foresta, ora è punto panoramico. Davanti ai nostri si parano i signori della foresta: il faggio mutevole, l'abete elegante, il castagno indomito. Incontriamo anche numerose tenstimonianze del tentativo e del desiderio dell'uomo di far sue queste terre. Alcuni casali sono stati ristrutturati ma tanti altri abbandonati, piegati su loro stessi come pugili inginocchiati davanti a un avversario soverchiante. Giunti al confine fra i comuni di Santa Sofia e Premilcuore incrociamo una strada che percorriamo fino al punto di partenza. È un cammino poco apprezzabile, come nel tratto iniziale, ma non è importante: la pochezza di questi chilometri ad inizio e fine percorso danno ancor più risalto alla bellezza della parte centrale di questo trekking terapeutico che, per quanto mi riguarda, ha raggiunto il suo fine. Foto e resoconto di Gabriele
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Massimo
Massimo è sposato con Roberta ed è padre di 2 figli. Lavora tutti i giorni al computer e nel tempo libero scappa in montagna, il suo spazio libero fra foglie e nuvole. Archives
Agosto 2020
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