Volevo fare un giro alla ricerca dell'equilibrio emotivo e della poesia che trovo sempre fra queste foglie e fra queste nuvole, invece le mie non perfette condizioni fisiche azzerano tutto il bello e tutto l'incanto che sanno donarmi questi luoghi. In settimana faccio una visita a causa di un lieve disturbo ed il medico mi dice che ho troppa formazione gassosa nell'intestino, pertanto mi suggerisce alcuni rimedi della nonna per ovviare ai disagi del meteorismo. A questo si aggiunge la perfetta sincronizzazione del mio metabolismo, che mi impone un sacro momento di relax sul trono bianco ad una precisa ora del mattino, non esattamente coincidente con le partenze delle PR. Ultimo ingrediente della mefistofelica ricetta la cena della sera precedente, non esattamente allineata ai consigli del cerusico di cui sopra. La compartecipazione di questi tre elementi rende il sottoscritto una sorta di bomba umana, un kamikaze in stile ISIS lanciato nelle foreste casentinesi. Iniziamo a camminare alle 8,30 carezzati da un giovane sole primaverile sotto un cielo già azzurro terso. Lasciamo l'auto davanti all'eremo di Camaldoli ed iniziamo la salita che porta al Gioghetto. La compagnia è gradevole e procediamo tra frizzi e lazzi, mentre gli uccelli salutano cinguettando il nuovo giorno ed una leggera brezza piega le antiche fronde. Giunti sullo 00 il mio corpo si ridesta per rammentarmi che devo soddisfare anche le sue esigenze, oltre a quelle del mio spirito bisognoso del rinfrancante sollievo di cui solo la foresta può farmi dono. Giunti al bivio della Scheggia ogni afflato poetico svanisce, soverchiato dall'urlo incalzante delle mie pene corporali. I miei compagni di viaggio proseguono lieti ed ignari del mio disagio. L'ambiente aperto e l'aria perfettamente ossigenata di queste foreste vetuste sarebbero lo scenario ideale per consentire ad un uomo solitario affetto da meteorismo la liberazione delle proprie esigenze primarie, ma la noblesse oblige mi impone un contegno che stride con i reclami del fisico. A pochi metri dal Poggio non posso più mortificarlo oltre: il passo si è fatto incerto e il respiro affannoso. Inutile proseguire portando questo fardello, pertanto dichiaro al gruppo il mio primo pit-stop e li raggiungo poco sopra. A Poggio Scali ritrovo il piacere di ammirare due regioni da questo privilegiato palco naturale e, dopo alcuni immancabili scatti di rito, riprendiamo la strada del rientro su questo giro a forma di occhiale. La via dei legni è uno dei sentieri più belli delle foreste. Tracciata dalla necessità dell'uomo valorizza il bosco che ci ammanta ed accoglie. Cammino ammirando gli alberi, ma a a tratti ho l'impressione che siano loro, gli indiscussi padroni di casa, a fissare con sufficienza questi viandanti disturbatori della quiete. Dopo avere toccato punti con toponimi di grande fascino evocativo come "Battilocchio", "Femmina morta" e "Pian del Varco", affrontiamo l'ultimo tratto del percorso sull'asfaltata che ci riporterà al sacro eremo, ma a pochi metri dall'agoniata meta torno ad essere kamikaze dell'ISIS e lascio le chiavi dell'auto agli amici, come a dire: mettetevi in salvo. Non se lo fanno ripetere e mi abbandonano da solo nel bosco, esposto e indifeso nella posizione di maggiore fragilità in cui un uomo si può trovare. Vulnerabilmente esposto, dal mio giaciglio alzo lo sguardo verso gli alberi ed il cielo, perché non si è mai tanto grandi come quando si diventa piccoli e fragili. Ed in questo momento di solitario raccoglimento è il mio corpo a rammentare al mio spirito che no, un uomo non può lasciarsi tutto dentro.
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Massimo
Massimo è sposato con Roberta ed è padre di 2 figli. Lavora tutti i giorni al computer e nel tempo libero scappa in montagna, il suo spazio libero fra foglie e nuvole. Archives
Agosto 2020
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