Oggi sono solo contro la mia volontà. È la dura vita del frontaliere: a San Marino è festa e sono l'unico fesso ad essere libero mentre gli amici lavorano. Poiché ho in programma una grigliata, mi reco allo spaccio aziendale di una macelleria di Ponte Santa Maria Maddalena e unisco l'utile al dilettevole. Chiedo informazioni su un sentiero in zona ad un collega amante dei sentieri della Valmarecchia e mi viene segnalato un trek che porta dal Ponte a San Leo. Affascinato dall'idea di giungere ai piedi della rocca come un viandante medievale, lascio l'auto accanto al cimitero di Montefotogno e mi avventuro su sentieri inesplorati. Qui nasce il primo problema: questi sentieri sono inesplorati anche dalla Pro Loco di zona. Mi incammino sprovvisto di carta o GPS, solo sulla base di pessime indicazioni orali e uno sguardo a una carta online che, manco fossi un agente CIA, ho memorizzato ma non stampato e portato con me. Passano 16 secondi e sono perso. La giornata è primaverile, il clima mite ed il cielo completamente libero. Mi perdo più volte lungo i tratturi che portano ai campi coltivati più isolati. Ammiro la laboriosità di queste genti che, nei secoli, ha sempre saputo sfruttare al meglio questa terra generosa ma ostica. Cammino sempre a bassa quota, ma non è questo ciò che non mi piace. Quello che non riesco ad apprezzare è l'antropizzazione di questi luoghi. Qui puoi camminare per chilometri senza mai perdere un attimo il legame con ciò dal quale fuggo quando cammino nei boschi: vedi sempre abitazioni, senti sempre il rumore di un trattore, una motosega e poi, al posto dei cinguettio degli uccellini, hai sempre nelle orecchie il ronzio della strada marecchiese, un'arteria che pompa incessantemente auto, moto, camion e tutto ciò che si muove su gomma. È un vero peccato, perché il paesaggio non è male e la natura è generosa. Ammiro la rocca di Maiolo e rammento la leggenda che raccontava mia nonna, un monito usato come freno sociale contro l'immoralità altrimenti dilagante. Mentre mi inoltro tutto solo nel bosco mi torna in mente sempre la nonna, quando mi raccontava che una volta aveva veramente incontrato il re biscione, leggenda locale fortemente radicata. Io ero bambino e sorridevo scettico, ma lei ha giurato fino alla fine di averlo incontrato, un enorme serpente che emette un fischio potentissimo con il quale richiama tutti i serpenti nelle vicinanze. Sarebbe troppo facile fare battute sul Berlusca, ma non voglio infangare la memoria della mia adorata nonnina. Giungo, non so nemmeno io come, al cimitero di Monte Tausano e, ancor più casualmente, trovo il sentiero che conduce sulla vetta più alta di zona; mi spingo fino alla cima ed ammiro un bellissimo panorama che abbraccia castelli e valli: da qui si ammira la Valmarecchia, la Valconca, la cima di Maiolo, il castello di San Leo, le cime turrite di San Marino e l'occhio arriva fino alla spiaggia riminese. Ho un orario di rientro e decido che può bastare. Riprendo la strada di casa e penso che, se avessi avuto il tempo e non mi fossi perso 12 volte sarei arrivato fino all'antico cimitero di Sant'Igne. Dal cimitero di Montefotogno fino a quello di Sant'Igne, passando per quello di Monte Tausano. Questo trek me lo devo ricordare per ripeterlo ad Halloween.
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Massimo
Massimo è sposato con Roberta ed è padre di 2 figli. Lavora tutti i giorni al computer e nel tempo libero scappa in montagna, il suo spazio libero fra foglie e nuvole. Archives
Agosto 2020
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