Secondo tentativo autunnale alla ricerca di cervi. Fallimento clamoroso. Questa volta abbiamo preparato la "caccia" proprio per benino: insieme alle Piadine Randagie Gabriele e Gianluca abbiamo scelto il periodo più propizio, in concomitanza con il censimento al bramito organizzato da quelli bravi. Abbiamo puntato le nostre fiches su un tavolo vincente, quella foresta della Lama dove gli ungulati sono di casa. Siamo disposti anche a rinunciare a qualche ora di sonno per sorprendere i cervi quasi all'alba. A nulla varranno le nostre premure: di cervi nemmeno l'ombra. Partiamo alle 5 dalla Grotta Rossa. Oltre ai già citati, sono della partita Giorgio, al secolo Zur Zein, e mio figlio Giacomo. Ci tengo molto che Giacomo faccia una bella esperienza, perché fra un mese inizierà il suo periodo biennale di servizio e per molto tempo non ci vedremo e non potrà fare cose simili. Ancor prima di arrivare a Casanova dell'Alpe, punto di partenza del nostro anello, incontriamo sulla nostra strada un tasso suicida, una lepre zompettante, alcuni caprioli e, soprattutto, numerosi daini. A fine trekking di questi ultimi ne vedremo un numero imprecisato certamente superiore ai 30, suddivisi in una dozzina di differenti avvistamenti. Scesi dall'auto, mentre ancora ci allacciamo gli scarponi, sentiamo immediatamente dei bramiti provenienti dal versante di Pietrapazza. Camminiamo i primi chilometri sul crinale che si affaccia sulle due valli e, oltre al panorama meraviglioso, continuiamo ad ascoltare ogni tanto i potenti bramiti, alcuni in lontananza, altri più vicini. Il bramito è stato definito come una sorta di potente muggito misto ad un ruggito. In effetti non saprei trovare una descrizione migliore per farlo capire a qualcuno che non li ha mai uditi. Ho proposto questo anello perché, oltre alla Lama, attraversa i pascoli alti di Podere Romiceto e Paretaio. In effetti le aspettative non sono tradite, infatti in tutti e due i pascoli incontriamo daini, ma i cervi maschi marcano visita. Mentre io e Giacomo camminiamo più avanti rispetto al trio arretrato, una femmina ci attraversa il sentiero e più in basso sentiamo bramire: questo alimenta le mie speranze ma l'avvistamento del maschio non avviene. Gianluca immortala con il suo potente zoom un palco di corna, ma è solo un falso allarme: si tratta dell'ennesimo daino. Si prosegue lungo la forestale della Lama. Le nuvole vanno e vengono regalandoci una tiepida giornata di inizio autunno, che rende gradevole il cammino. Alla Lama hanno dormito diverse persone per il censimento e forse hanno spaventato gli animali perché non ne troviamo nemmeno nel pascolo che a quest'ora dovrebbe essere frequentato, almeno dagli immancabili daini. Dopo una breve sosta e le inevitabili foto ricordo alla chiesetta, riprendiamo il cammino per tuffarci nel vivo della foresta sul sentiero 235, tracciato alle spalle del braccio destro dell'invaso di Ridracoli. Superiamo un paio di ponti sospesi sul nulla: in questo punto il lago è drammaticamente in secca. Abbiamo già percorso una dozzina di chilometri ma ci attende ancora l'ultima fatica di giornata, la salita verso Pratalino, una new entry per il sottoscritto. Fatico a portare a termine la salita, sono un po' fuori allenamento e me ne pento mentre sbuffo come un muflone. Gianluca mi cede il passo: "Vai avanti tu, che sei più allenato". Detto da uno che fa nuoto agonistico, kayak e triathlon, questa frase risulta poco credibile. Se fosse un'altra persona giurerei che mi sta prendendo per i fondelli, ma non è così: Gianluca è il Frank Zappa delle Piadine Randagie, ma è anche dotato di un serafico british aplomb e la sua offerta è sincera. Lieto di sapere che riponga tanta fiducia nelle mie doti di scalatore, ma tale fiducia è mal riposta: cammino su un tapis roulant. Superato il Casone, raggiungiamo il rudere di Pratalino e finalmente il motto delle PR si avvera: "Dai che spiana!" A Casanova riprendiamo l'auto e, mentre scendiamo, incontriamo un escursionista che ha imbragato allo zaino un enorme palco di cervo: hai tutta la nostra stima e, soprattutto, tutta la nostra invidia. Al programma di giornata però manca ancora una voce che abbiamo inserito in agenda con scopo bivalente: A - festeggiare in caso di successo B - consolarci in caso di fallimento Raggiungiamo un'area attrezzata vicino a Ponte del Faggio e tiriamo fuori tutto il fattapposta: griglia, carbonella, salsiccia, pancetta e set completo da bruschetta. In qualche modo dobbiamo consolarci per la delusione di non avere visto cervo alcuno. Mentre la carne arrostisce ci saluta beffardamente l'ultimo cervo di giornata, ruggendo il suo possente bramito e celandosi al nostro sguardo, come hanno fatto molti altri suoi simili per tutto il giorno. Durante la cottura vengo blandito dai complimenti e so che mi sto mettendo in un cul-de-sac. Giunto al tavolo vengo salutato da un applauso e insignito del titolo di "maestro della grigliata", ma so bene di cosa si tratta, ci sono già passato: le canaglie stanno soltanto cercando di affibbiarmi coattivamente l'incarico di cambusiere e fuochista per le prossime uscite. Come dico a Gabriele, conosco il triste epilogo del fuochista: fa la fine del chitarrista attorno al falò a suonare mentre gli altri limonano. Queste Piadine Randagie sono come i cervi che abbiamo infruttuosamente cercato oggi: grandissimi cornuti! Il reportage fotografico di Gabriele - Piadine Randagie
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I dati ufficiali dicono che nell'appennino tosco romagnolo dimorano circa 5000 daini e 2000 cervi. Io di daini ne ho visti tantissimi, ma di cervi in libertà nemmeno l'ombra. Oggi ho deciso di non fare la solita escursione spacca gambe, ma un vero e proprio safari fotografico, con tanto di appostamento, alla ricerca del re del bosco. Con me sarebbero dovuti esserci anche mio figlio e un caro amico, ma all'ultimo minuto mi abbandonano e parto per San Paolo in Alpe ancora una volta in compagnia della mia sola Nikon D90. Wikiloc mi dice che alla fine avrò percorso 6 chilomentri, ma oggi non la percorrenza non è il mio obiettivo. Torno in un posto che ormai conosco a memoria ed ho un solo pensiero: vedere i cervi. Mi approccio a San Paolo con passo felpato, così tanto felpato che appena giunto in cima alla salita vedo pascolare due maschi di daino. Sono sotto vento ed ho una posizione privilegiata. Mi stendo a terra e incomincio a scattare. Poco dopo sento un rumore nel pascolo poco più sotto e improvvisamente vedo una seconda formazione di daini composta da maschio, femmina e cucciolo: hanno sentito il rumore della macchina e si sono dati alla fuga. Per molto tempo resto disteso ad ammirare i due maschi e quando inizio a pensare che non vedrò altri animali, dal sentiero che sale da Biserno noto un movimento: è una formazione di 12 esemplari di daino, sono madri con i cuccioli. Pascolano tranquillamente accanto alle mucche e restano sul prato per circa 10-15 minuti per proseguire verso il versante boschivo opposto. Trascorro ancora un'ora in attesa, ma non accade più nulla. Salgo verso Poggio Squilla, mi apposto nuovamente, ma il pascolo resta ancora vuoto. Ridiscendo visitando la chiesa diroccata. Il sole è alto e probabilmente il caldo dissuade gli ungulati da una visita al pascolo, rimanendo nel fitto della foresta. Ancora una volta ho visto parecchi daini, ma i cervi restano un mio personale tabù.
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Massimo
Massimo è sposato con Roberta ed è padre di 2 figli. Lavora tutti i giorni al computer e nel tempo libero scappa in montagna, il suo spazio libero fra foglie e nuvole. Archives
Agosto 2020
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