Negli ultimi 3 mesi ho accumulato qualche chilo di troppo e tanta voglia di camminare, mai abbastanza saziata dagli insensati giri intorno a casa a quota zero. Sono serviti soltanto a catalogare ogni insignificante dettaglio del mio vicinato ed a sviluppare un sentimento di solidale empatia verso gli animali rinchiusi negli zoo. Anche se il modello è vecchio e passato di moda, la carrozzeria sgangherata e il motore in evidente affanno, la voglia di sgambare up&down è sempre più forte. Costretto dagli eventi a un digiuno forzato, ora la mia voglia di esserci e godermi tutto il bello che la natura può offrire è ancora più radicata e straripante. Scelgo pertanto un anello più impegnativo in una location classica e selvaggia: la valle di Pietrapazza. L'amico Alessandro di Faenza si unisce a me e, sentendoci in settimana per pianificare il quando e dove, gli comunico che vorrei alzare il livello. La sua laconica conferma accende la miccia: "Alziamo il livello!" Già a Poggio alla Lastra abbiamo la possibilità di vedere un branco di una dozzina di daini che bruca a pochi metri dalla strada. Raggiunto lo spettacolare starting point, ci concediamo qualche minuto per godere la vista della valle da questo punto a bassa quota, ma privilegiato. Un regista hollywoodiano non avrebbe saputo meglio collocare la chiesa che, ancora oggi, è il simbolo e l'anima della valle. Abbiamo scelto il giorno infrasettimanale in base alle previsioni meteo e questo ci ha permesso di arrivare dopo due giorni di pioggia che hanno contribuito a fare letteralmente esplodere la clorofilla. Tutto intorno è verde, un verde così intenso che se non lo vedessi con i miei occhi penserei ad un fotoritocco di cattivo gusto. Invece è tutto meravigliosamente reale. Scelgo di raggiungere la forestale alta salendo lungo il crinale di Maestà del Faggio, perché Alessandro non c'è mai stato e conosce già il sentiero che porta a Siepe dell'Orso. Inoltre abbiamo l'ambizione di fare un anello più largo e dalla Maestà del Faggio c'è il punto belvedere più privilegiato, incuneato e incastonato nel cuore della valle. La scelta si rivelerà azzeccata. Con il sorriso ebete di chi si sta godendo ogni singolo passo, attraversiamo senza sentire la fatica guadi e creste affilate, salendo fra antichi ruderi e colture abbandonate. Raggiunta la forestale Cancellino-Lama incontriamo un cerbiatto impaurito e spaesato. Cammina ancora incerto sulle lunghe zampe filiformi. La madre probabilmente lo segue con lo sguardo dal fitto della foresta. Trotterella per alcuni secondi nel nostro senso di marcia, a circa 20 metri di distanza, poi sparisce dietro una curva e non lo vediamo più. Abbiamo cercato di non intimorirlo e mi auguro possa avere ritrovato la madre. Raggiunto il Paretaio proseguiamo su strada forestale verso Casanova, senza incontrare altri animali. Ci sono tre auto parcheggiate vicino a Podere Romiceto ed il sole è troppo alto e troppo caldo perché gli ungulati indugino brucando nelle radure aperte. Ora sono certamente nel fitto del bosco a cercare refrigerio sotto le fronde degli abeti. La diversità della foresta è evidente anche agli occhi inesperti dello scrivente. Non riconosco le diverse qualità, ma ne sento il profumo intenso inspirandolo profondamente. Quanta ricchezza e quanta bellezza. Ammirato Casanova dell'Alpe, una new entry per il mio compagno di viaggio, riprendiamo il cammino lungo la discesa verso Ponte del Faggio. L'unico dubbio alla partenza era questo: visitato Casanova avremmo potuto prendere la strada breve ritornando sui nostri passi scendendo da Siepe dell'Orso. Ma Alessandro conosce già quella via e tutti e due stiamo troppo bene per cercare scorciatoie. Mi dispiace solo che dovremo fare 5 km di noiosa strada bianca per tornare all'auto, ma nel complesso la scelta è giustificata dal bel sentiero e dalla possibilità di ammirare i pratoni e le testimonianze del passato a fondo valle, fra Molino delle Cortine e Ponte del Faggio. Chiudiamo così un anello certificato dalla strumentazione digitale: 20 km percorsi senza troppa fretta e senza troppo affanno, salutati dal passaggio di un rapace ad ali spiegate e dall'attraversamento di una vipera prima e due cerve poi, quasi che la fauna locale così rappresentata voglia salutarci e rammentarci che qui, noi siamo gli ospiti e loro i legittimi proprietari di casa. Video YouTube realizzato da me e foto scattate da Alessandro
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Massimo
Massimo è sposato con Roberta ed è padre di 2 figli. Lavora tutti i giorni al computer e nel tempo libero scappa in montagna, il suo spazio libero fra foglie e nuvole. Archives
Agosto 2020
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